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Il Papa e la lotta alle mafie

Tra gli avvenimenti nazionali di primo piano che hanno interessato i mezzi di comunicazione, nel corso della settimana scorsa, è certamente annoverabile l’udienza di Papa Francesco alla commissione Antimafia del Parlamento Italiano, presieduta da Rosy Bindi. La straordinarietà dell’evento – è stata la prima volta che il Papa riceve la commissione Antimafia – è anche collegata al ventisettesimo anniversario del brutale assassinio del giovanissimo giudice Rosario Livatino di cui è stato già avviato l’iter della beatificazione.

Nel corso del suo significativo discorso di accoglienza Papa Francesco ha definito il magistrato integerrimo “martire della giustizia e indirettamente della fede”. Oltre al Servo di Dio Rosario Livatino il papa ha ricordato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi 25 anni fa insieme ai componenti della loro scorta. “Lottare contro le mafie significa non solo reprimere. Significa anche bonificare, trasformare, costruire, e questo comporta un impegno a due livelli. Il primo è quello politico, attraverso una maggiore giustizia sociale, perché le mafie hanno gioco facile nel proporsi come sistema alternativo sul territorio, proprio dove mancano i diritti e le opportunità: il lavoro, la casa, l’istruzione, l’assistenza sanitaria” ha sostenuto Papa Francesco che, per l’occasione, ha dimostrato, ancora una volta di essere un grande pedagogista sociale e uno straordinario esperto di concreta progettualità sociale ed umana per promuovere, coltivare e realizzare il bene comune all’interno delle nostre comunità.

Non è una novità per Papa Francesco affrontare con fermezza pastorale il problema della mafia: era il 23 gennaio scorso quando – nel corso dell’udienza in Vaticano dei membri della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo – lo stesso pontefice faceva risuonare il suo appello “Dio tocchi il cuore degli uomini e delle donne delle diversi mafie, affinché si fermino, smettano di fare il male, si convertano e cambino vita. Il denaro degli affari sporchi e dei delitti mafiosi è denaro insanguinato e produce un potere iniquo”.

In sostanza l’articolato discorso di Papa Francesco costituisce – come ha sottolineato la presidente Bindi- il richiamo alla necessità di una nuova normativa sull’economia finanziaria e quello a una politica di inclusione, di bonifica delle periferie urbane ed esistenziali, di recupero complessivo della credibilità dello Stato e della sua efficace e palpabile presenza nei contesti territoriali «a rischio» del nostro Paese.

Parallelamente a questo significativo evento sui social dell’Associazione Nazionale Magistrati c’è stato il ricordo di Rosario Livatino, assassinato a soli 37 anni, il 21 settembre 1990 nell’agrigentino. “I suoi scritti e il suo operato – sottolinea l’Anm – sono una testimonianza importante delle sua continua ricerca della verità e della coerenza delle sue azioni, un faro per tutti coloro che credono nella giustizia e nella legalità. “Gli avvenimenti ricordati, a modesto avviso di chi scrive, irradiano davvero luce di speranza per illuminare i necessari percorsi di impegno civile, politico ed ecclesiale, che accompagnano i nostri giovani scoraggiati e smarriti a sentirsi generosi protagonisti del presente, ovunque le loro giovani energie sono necessarie, nella famiglia, nel mondo del lavoro, nella politica, e in ogni ambito relazionale capace di costruire concretamente il bene comune.

di Gerardo Salvatore edito dal Quotidiano del Sud