Al Sud più felici, più tempo per famiglia e relazioni. Finzi: un modello mediterraneo che resiste

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“Nonostante la crisi economico-finanziaria e malgrado cresca il divario con il Centro Nord, la qualità della vita è ancora migliore al Sud”. A sottolinearlo Enrico Finzi, nell’illustrare al Circolo della stampa con Dario Bavaro di Irpinia 7X e il giornalista Generoso Picone la ricerca demoscopica promossa dall’associazione di promozione sociale Sòno. Uno studio realizzato da AstraRicerche con 1.415 interviste online rivolte ad un campione rappresentativo della popolazione tra i 18 e i 75 anni. Ai partecipanti è stato chiesto di indicare con un voto da 1 a 10 quanto si sentivano felici. “I dati evidenziano come esista un modello mediterraneo della felicità – spiega Finzi – che non è centrato sulla produttività come quello del Nord, non è caratterizzato da stress e ritmi frenetici, in cui la comunità continua ad essere centrale. C’è tempo per l’amore e i contatti sociali e soprattutto è un modello in cui è decisivo il ruolo della famiglia e si cerca di assaporare i piaceri della vita”. Una differenza netta, quella tra Nord e Sud, testimoniata anche dai dati legati al sesso: i meridionali fanno l’amore il 12% in più rispetto alla media nazionale e c’è una maggiore capacità di conciliare il tempo dedicato al web e  rapporti interpersonali.  Se il 14,4% degli italiani è profondamente infelice il 26% si descrive come poco felice. Il 21,3% si colloca tra i moderatamente felici, invece la maggioranza relativa (37,6%) si definisce molto o totalmente felice. Al di sopra della media i maschi, i 65-75enni, i residenti al Sud e nella vasta provincia, i soggetti in coppia ma non conviventi, quindi i benestanti e i ricchi, i diplomati e i laureati, i lavoratori dipendenti. A soffrire maggiormente i giovani, le donne e i soggetti LGBTQI+, i residenti nel nord- ovest e nelle regioni centrali, gli abitanti nei piccoli e nei grandi comuni, i single, i poveri e i semi-poveri, i disoccupati. Gli effetti della pandemia si fanno comunque sentire. Un 39% del campione intervistato si definisce più infelice rispetto all’autunno 2019, ma c’è anche un 30% che ritiene migliorata la propria soddisfazione esistenziale, seguito da un 31% che non percepisce differenze. Decisive anche la diminuzione delle relazioni sociali e affettive durante il lockdown e le zone rosse del 2020 e 2021. I coniugati sono più felici (-167%) e più propensi a dichiararsi intensamente felici (+70%) rispetto ai single. “La pandemia e gli anni successivi sono stati sicuramente un momento di grandi trasformazioni sociali, economiche e tecnologiche – prosegue Finzi- capaci di condizionare anche la condizione psicologica di uomini e donne”.