Berlusconi primo leader moderno

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Ottanta anni in famiglia con i figli, la fidanzata, gli amici. Per chiunque compia questa età è la normalità. Un po’ meno se il festeggiato si chiama Silvio Berlusconi. L’uomo che nella sua vita ha stravolto tutte le regole. Da costruttore immagina non palazzi ma città e nasce così Milano due. Da imprenditore televisivo si mette in testa di fare concorrenza alla Rai. Un’idea che oggi appare normale ma che negli anni settanta era una follia. Ingaggia, pagandolo una fortuna, il re dei quiz della TV di Stato: Mike Buongiorno. Nel calcio Berlusconi in trent’anni ha vinto scudetti e Coppe dei Campioni con il “suo” Milan che aveva preso quasi in serie B. Basterebbero questi brevi cenni per celebrare una biografia piena di successi ma Berlusconi oggi è soprattutto l’uomo politico Silvio Berlusconi. La sua proverbiale discesa in campo è datata 1994. Si inserisce e ne diventa subito il principale protagonista nel deserto della politica italiana dopo l’autentico suicidio dei grandi partiti ideologici della Prima Repubblica. Il suo collante è l’anti comunismo ma è soprattutto l’idea che in politica quello che conta è comandare e non governare dei processi. La riduzione dei problemi all’ottimismo ad ogni costo. La soluzione la trova il leader che normalmente sposta l’attenzione dalle difficoltà. Meglio annunciare proposte che realizzarle dando libero spazio e sfogo a quello che la maggioranza degli italiani pensa: meno tasse e più servizi. Un’equazione di fatto impossibile ma che per vent’anni ci ha accompagnato. Vengono così saltate tutte le mediazioni possibili con le istituzioni, i partiti, i sindacati. L’obiettivo è rivolgersi direttamente all’opinione pubblica. Un progetto che all’inizio subisce delle apparenti battute d’arresto ma che nel giro di pochi anni non viene più contrastato ma, anzi, viene fatto proprio anche dalle altre forze politiche. E così oggi non solo la destra ma la sinistra e il Movimento Cinque Stelle sono formazioni guidate da leader carismatici e la funzione di congressi, direzioni, manifestazioni, si è sempre più inaridita. Forza Italia dunque non è stato solo il partito di Berlusconi ma è diventato un modello al quale ispirarsi. La sinistra che pure lo ha combattuto per vent’anni e continua a farlo alla fine si è ritrovata come leader Matteo Renzi. Una personalità certamente diversa da Berlusconi ma che ha la stessa idea di partito: un’orchestra che deve suonare solo la musica del suo leader. E ancora più accentuata è la somiglianza tra Forza Italia e i Cinque Stelle. Grillo dal suo blog detta la linea senza discussione come faceva esattamente Berlusconi con i suoi video. Si è solo evoluta la tecnologia. Questa concezione della politica come un mix tra populismo e leaderismo ha insomma infettato il sistema. E allora come ha scritto Ezio Mauro “leaderisticamente bisogna prendere atto che ogni successione nel senso democratico e moderno del termine è nei fatti impossibile perché Crono divora ogni possibile figlio tanto che si è davvero pensato al passaggio dinastico come unica soluzione, in quanto avrebbe trasmesso integrale il conflitto di interessi insieme con il dna familiare, perpetuando l’anomalia berlusconiana nella contemplazione perpetua del peccato originale”. E così l’avventura comunque straordinaria di Berlusconi sta volgendo al termine ma il vero successo è la contaminazione di questo modo di fare e di intendere la politica. Un modo e un metodo che non solo ha trovato terreno fertile nel nostro Paese ma in molte realtà europee e oggi perfino negli Stati Uniti. Trump, ad esempio, è un nuovo o vecchio Berlusconi a seconda di come lo si vuol vedere. L’incapacità dei partiti tradizionali ha insomma trovato un’altra alternativa perché quando si crea un vuoto c’è sempre qualcuno che lo riempie.
edito dal Quotidiano del Sud