Centro-destra rivalità e strategie 

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Da tempo a sinistra ce la stanno mettendo tutta per complicarsi la vita. Da questo punto di vista, ora sembra che anche a destra stiano cominciando a fare sul serio. Saranno le notevoli probabilità di tornare alla ribalta. Le rivalità tra i leader. O le oggettive diversità tra le probabili formazioni alleate. Fatto sta che stanno emergendo distanze forse non solo tattiche. Le rivalità, soprattutto tra Salvini e Berlusconi, non sono riconducibili tanto a difficoltà di rapporti personali, momentaneamente superabili mangiando insieme un arancino, come è accaduto in Sicilia.

A pesare di più sono gli interessi politici divergenti. Fatti di posizionamenti strategici. Come l’obiettivo salviniano di diventare il partito-guida della coalizione. O l’interesse dell’ex Cavaliere di tornare ad essere il vero referente del mondo economico e moderato del Paese. Di qui i diversissimi atteggiamenti tattici. Salvini calca la mano contro insufficienze e distorsioni europee. Accentua le posizioni anti-Ue. E attacca la politica pro-immigrazione, sfruttando tentazioni isolazioniste e paure profonde. Berlusconi, con un occhio alla pronuncia dell’alta corte di giustizia sulla sua ineleggibilità, si pone come garante dei valori europei. Ha proposto (tra i tanti, ormai!) come possibile premier l’attuale presidente del Parlamento Tajani. E sul piano interno tenta di accreditarsi come l’unico garante – con una sinistra ritenuta ormai fuori gioco – contro il populismo del M5S.

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Su questo terreno già irto di equivoci e di diversità si è abbattuta la tempesta del raid naziskin di Como. Un fatto gravissimo, non tanto per la sua portata quanto per il suo significato. Le reazioni ad esso seguite hanno mostrato una Lega tutt’altro che unita su posizioni di difesa democratica. La Lega di governo, con Maroni, ha affermato che quella bravata, non definibilie come violenza, ” è la spia di un fenomeno pericoloso”. E lo ha definito un “virus”. Parole bollate con il secco invito a fare il suo mestiere da Matteo Salvini. Il leader ha mostrato ancora una volta il suo atteggiamento bifronte. Pronto a cavalcare anche i fenomeni più equivoci e pericolosi pur di ricavarne consensi. Un modo di fare che ha suscitato la riprovazione di Bossi. E reazioni stizzite, per una sorta di concorrenza sleale, da parte di una Meloni già irritata dagli abbandoni di Alemanno e Storace, in avvicinamento alla Lega. E perciò ancora più decisa nell’allargare i tradizionali confini di Fratelli d’Italia. Salvini insiste sui rischi della immigrazione perché sa che solo giocando duro – e differenziandosi da posizioni moderate – può incrementare consensi e adesioni. Il suo atteggiamento, però, rischia di nuocere a Berlusconi. Dovrà pagare un prezzo più alto sul tavolo delle trattative per la formazione della coalizione. E le posizioni leghiste rischiano di creare equivoci compromettendo l’immagine di moderazione che tende a rivendicare in Europa e presso l’opinione pubblica italiana. Di farlo quindi apparire strabico nel condannare i populismi pentastellati. E tollerare, invece, i ben più gravi cedimenti salviniani. Tuttavia, ha cominciato a godere della straordinaria indulgenza di alcuni autorevoli rappresentanti della sinistra radical-chic a 3C (cashmere, caviale & champagne). Per tutti Scalfari e Fuksas, dichiaratisi inorriditi dai parvenu cinquestelle. Pronti però a dimenticare che l’ex cavaliere – al netto della sua natura gigionesca – è pur sempre un condannato in via definitiva per frode fiscale. E da premier nominò un ministro (Brancher) solo per evitargli un processo! E’ probabille comunque che, alla fine Salvini e la Meloni saranno comunque indotti a superare le notevoli diversità in nome dei comuni interessi elettorali. Forse dopo, però, sarà tutt’altra musica !

di Erio Matteo edito dal Quotidiano del Sud