Centrodestra al passo con i tempi

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Le ultime competizioni elettorali hanno ridisegnato il profilo politico del centro-destra. Leadership, priorità e agenda sono profondamente cambiate. Con ripercussioni notevoli sulla immagine della coalizione. In Fi, sua componente moderata. E sull’intero sistema politico.

Perciò le acque nel centro-destra sono più confuse di quanto non appaiano. Lo hanno dimostrato le intimazioni leghiste agli operatori Tv a Bologna di non riprendere le bandiere di FI. I ripetuti appelli del Cavaliere, ai forzisti tentennanti, a non dare ascolto alle sirene di altri. E i suoi apparentemente affettuosi avvertimenti che Salvini avrebbe promesso di con ricandidare i transfughi e che Italia Viva non avrebbe la possibilità di farlo per scarsa forza politica. Per ora, la stessa leadership è stata riconosciuta a Salvini (almeno a parole) anche da Berlusconi.  Certo, Forza Italia ha pagato lo scotto della sua origine, della sua natura contraddittoria, delle debolezze del suo fondatore e della classe dirigente del partito. Il suo “prosciugamento”, però, rischia di impoverire lo scenario moderato italiano. E proprio in tempi in cui si sente il bisogno di moderazione. E di moderati!

Sembrano lontani secoli i tempi della discesa in campo berlusconiana con la “genialata”, offerta agli italiani, di unire in distinte coalizioni con FI il diavolo e l’acqua santa, cioè la federalista Lega forte al nord e la unitaria Alleanza Nazionale al Sud. Quella mossa garantì il successo del centro-destra perchè riuscì a coinvolgere molti intellettuali e manager, industriali e ceto medio. E a gettare le basi per quello che sarebbe dovuto diventare un partito moderato liberale e liberista. Tuttavia, trascorsi i primi anni – quando la stella del Cavaliere era troppo fulgida per essere contestata – è emerso il peso   dei suoi giganteschi interessi aziendali. Non scalfiti nè dalla legge sulle telecomunicazioni nè dall’altra, all’acqua di rose, sul conflitto di interessi varata dai suoi governi. Fino ad annullare ogni residuo di cultura liberale, come dimostrato dalla persistente polemica con la magistratura. O dalla inconcepibile nomina di un ministro (Brancher) per sottrarlo a un processo. Negli anni, le scelte politiche di FI sono state sempre più condizionato dai timori di Berlusconi sul futuro delle proprie aziende. Comprovati dal maggiore ascolto riservato a figli e manager a scapito dello stato maggiore del partito. In esso, al centro e in periferia, si è rafforzata la presa di potere da parte di uomini e di donne di apparato. Poi la cessione alla Lega, da parte del Cavaliere, dei governatori delle più importanti regioni del nord e di molte posizioni di potere ha accresciuto le difficoltà di FI. Si è capito inoltre che la leadership del partito non è contendibile, come evidenziato dalle fuoriuscite successive di Fini, di Casini, di Toti. E come ha amaramente sottolineato nei giorni scorsi Giuliano Urbani, fondatore e tessera n° 1 di FI: “Silvio voleva che Fi nascesse e morisse con lui: è quello che sta accadendo”. Tutti questi elementi, insieme all’assenza di una classe dirigente davvero capace di influenzare le scelte del leader hanno portato all’attuale situazione. E oggi, malgrado le negazioni più o meno interessate, è davvero difficile smentire le difficoltà che vivono molti parlamentari forzisti. Il caso-Carfagna, al di là del gioco delle convenienze personali, è indicativo del disagio dei centristi che vedono in pericolo l’affermazione delle proprie ragioni ideali e politiche. E non intendono ritrovarsi al traino di una Lega che finora non ha avuto nulla di moderato. Anzi, li ha sempre irrisi! Non sarà quindi facile la convivenza di quanti credono nell’equilibrio dei poteri dello Stato non con il fascismo, ma certamente con l’autocrazia salviniana da un lato, e l’opportunismo destrorso della Meloni dall’altro.

E’ perciò una svolta di non poco conto, che non interessa solo i protagonisti, ma riguarda l’intero sistema politico. Esso, privo di una forte componente moderata finora rappresentata -sia pure tra mille contraddizioni – da FI, rischia di precipitare ancora di più in una specie di conflitto permanente senza quartiere fra diversi estremismi. Con i pericoli che è facile immaginare!

di Erio Matteo