Contributi per la storia dell’Irpinia, il confronto a Monteforte sullo studio di Montefusco

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Sarà presentato questo pomeriggio, alle 17,30, nel Palazzo della Cultura di Monteforte, in Piazza Umberto I, il V volume della collana “Contributi per la Storia di Avellino e dell’Irpinia” di Armando Montefusco, pubblicato per le edizioni del Corriere dell’Irpinia, dedicato in gran parte a Monteforte Irpino. Con l’Occasione verrà proiettato un filmato multimediale della durata di 15 minuti dedicato ad una meraviglia del Regno poco conosciuta. Prosegue l’itinerario di Montefusco dedicato alla ricostruzione della storia del territorio, dal paesaggio agrario all’economia, dal commercio alla toponomastica. Un itinerario, quello di Monteforte, che parte dalla storia del suo castello, probabilmente costruito su un antico castrum romano. Tuttavia, si trovano tracce della sua esistenza già durante la seconda guerra punica, quando Annobale Barca vi passa tornando da Capua, sulla via Appia, in direzione di Canne, dove preparerà la storica trappola ai Romani. Nel periodo angioino fu governata dai principi di Montfort e vi dimorò quel Guido di Montfort che il 25 maggio 1270 nella Chiesa di San Silvestro di Viterbo assassinò Enrico di Cornovaglia, figlio di re Riccardo I d’Inghilterra. Il feudo in seguito appartenne agli Orsini, ultimi conti di Nola, che lo persero per essersi ribellati a Carlo V. Nel 1799 i francesi vi fissarono un distaccamento e da qui mossero all’attacco di Mercogliano ed Avellino. I moti carbonari di Nola (1º luglio 1820) videro Monteforte protagonista: gli insorti del seguito di Michele Morelli vi innalzarono la bandiera della libertà contro i Borboni. In seguito, acquistò l’appellativo di Irpino per meglio evidenziarne l’aggiunta alla provincia di Avellino. Dopo l’entrata in guerra dell’Italia nel giugno 1940, il regime fascista istituì un campo di detenzione a Monteforte Irpino: era nei locali di un ex orfanotrofio nel mezzo di una zona residenziale. Gli internati erano oppositori italiani ed antifascisti che avevano spesso scontato lunghe pene detentive. Il campo di Monteforte Irpino fu sciolto solo alla fine dell’estate del 1943. L’impaginazione e grafica è a cura di Geppino Del Sorbo