Conversazioni in Irpinia, omaggio al poeta Nannariello

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E’ dedicato alla memoria di Alfonso Nannariello, docente di religione, scrittore e poeta scomparso il 24 gennaio del 2022, l’appuntamento di Conversazioni in Irpinia, rassegna di incontri in BIblioteca ideata da Franco Festa ed Emilia Cirillo. Il 14 settembre, alle 17.30, lo ricorderanno Franco Festa, Emilia Bersabea Cirillo, il figlio Emanuele Nannariello, Michele Di Maio, sindaco di Calitri e Franco Fiordelisi gli amici e i poeti irpini: Maria Consiglia Alvino, Giuseppe Maria Del Re, Alessandro Di Napoli, Monia Gaeta, Claudia Iandolo, Emanuela Sica, Clara Spadea, Angela Toglia e Concetta Zarrilli.

Nannariello era stato in prima linea nella battaglia in difesa della letteratura del Sud con il Centro di documentazione. Tra le sue pubblicazioni, nelle quali si alternano prosa e poesia, centrale è il rapporto con la propria terra, “Rosso inverso”, “L’indole del rovo. L’antropologia del paese dei coppoloni”, “Via Concezione”, “Calitri, una poesia di Ungaretti da ritrovare”, “De Sanctis, autoritratto per interposta persona”, “L’universo addosso” , in un dialogo costante con tradizione e contemporaneità.

Con i suoi scritti ha saputo cogliere l’essenza del dialetto, da lui definito “senza grasso di vocali” ed ha saputo rielaborare il passato, intrecciandolo con la complessità del presente.

Tanti gli scritti sul senso ultimo delle parole calitrane, degli usi e costumi del suo territorio, rinvenendo in essi antichissimi gesti. Nelle sue poesie grande è la tensione spirituale e fortissima la sua appartenenza alla terra, intesa come madre, donatrice di vita e di nutrimento.

Era stato Vinicio Capossela a ricordarlo con affetto all’indomani della sua scomparsa “In una piccola comunità i personaggi ingigantiscono, ma ancora di più chi sa accompagnare e decifrare la vita di quella comunità. Basterebbero i libri che Alfonso ha scritto, libri in cui partendo da topografie minime si riassume la storia del mondo. “Via Concezione”, “L’indole del rovo”: Nannariello sapeva riconoscere il senso del Sacro che abita l’uomo in ogni sua forma, senza mai trascurare la carne di cui siamo fatti. I suoi scritti decifrano il mondo che ha abitato a partire dalla lingua, quel dialetto che definiva “senza grasso di vocali” e poi, ogni memoria, ogni stralcio di rito passato al setaccio, rielaborato e posto in relazione con la più ampia cultura che tutti ci comprende. Una persona gentile, sempre attenta al prossimo, dalla mente complessa, agitata e infebbrata. Un pedagogo che tutti ricordano con grande riconoscenza; generazioni sono passate dalla sua “ora di religione”. Degli studi seminariali, dopo avere rinunciato al sacerdozio, aveva conservato e applicato, nella vita, la sua personale concezione della Buona Novella. Una concezione abitata dalla piena consapevolezza che non può esserci Bene senza Male, che Michele Arcangelo non può fare a meno del Diavolo che sta calpestando sotto i piedi e che insieme compongono un’unica figura. Ne “Il paese dei Coppoloni”, i pensieri attribuiti al personaggio de “lo Spretato” sono frutto di memorabili conversazioni, profonde ed estremamente comiche in cui Santi, Riavoli (diavoli) e Patraterno si fondevano senza soluzione di continuità nella commedia umana. Un ulteriore motivo per ringraziare Alfonso della sua generosità intellettuale e della sua amicizia”.

A rendergli omaggio era stato anche Franco Arminio “da ogni punto della sua parola si vedeva Dio, ma era un Dio attorcigliato nel suo stesso mistero che poi è il mistero in cui viviamo noi tutti. Alfonso era contratto, come sono stato contratto sempre anche io. Abitavamo luoghi diversi della stessa tensione. E abbiamo avuto gli stessi rapporti difficili con la nostra Irpinia, una terra di esemplare durezza con chi tenta di scuoterla, di indagare il suo astio. Alfonso era anche un ottimo insegnante di religione. E credo che in queste ore tanti suoi ex allievi lo stanno piangendo. Lo piangerò anche io guardando la sua foto sulla lapide”.

‘’Conversazioni in irpinia‘’ porta avanti la volontà di interrigarsi sull’idea di restare, vivere, “radicarsi” nel proprio luogo di origine, pur coscienti delle difficoltà, ma convinti della necessità morale e della propria scelta.

La rassegna, ideata e diretta da Emilia Bersabea Cirillo e Franco Festa, e promossa dalla Provincia di Avellino con il Coordinamento Tecnico – Scientifico del Museo Irpino e della Biblioteca “S. e G. Capone”, si inserisce nelle attività di promozione e valorizzazione della Biblioteca.