Dai Lumi all’oscurità

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Siamo passati dall’epoca dei Lumi all’epoca dell’oscurità.

Nel Settecento fu la ragione ad essere eretta a principio cardine dell’uomo.

Si combatté contro il dogmatismo, il fanatismo e l’intolleranza. Si lottò con le risorse del pensiero per sciogliersi dal giogo della minorità, quello stato di minorità di cui l’uomo, secondo il filosofo Immanuel Kant, è colpevole.

E sempre il padre dell’Idealismo tedesco coniò il celebre “sapere aude!” (osa sapere, abbi il coraggio di conoscere, di servirti della tua intelligenza) che funse da slogan dell’Illuminismo.

Oggi siamo diventati tutti minorenni: dogmatici, fanatici e intolleranti. Abbiamo smesso di progredire verso la perfezione.

L’impero della resa e della rabbia ci scarica addosso iterate percosse.

Sul web si invoca la pena di morte per chi sbaglia e la violenza scorre impetuosa nei commenti, in TV e sui social.

Si lanciano parole come pietre in un’inesorabile lapidazione.

Una lapidazione virtuale che aspira il fumo aspro dell’imbarbarimento delle coscienze.

Una sorta di moderna espiazione pubblica della colpa congiunta alla legittimazione dello spirito di vendetta.

Attacchi feroci e indegni che partoriscono drammi, come il suicidio di Gianmarco Lorito, 43 anni, vigile urbano di Palazzolo sull’Oglio(Brescia), ma siciliano di origine, ingiuriato per aver parcheggiato nel posto per disabili. Dopo la foto postata su Fb dal presidente dell’Anmic (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili) si è scatenato l’inferno: non sono servite le scuse e neppure l’essersi multato per esprimere il pentimento e la volontà di riparare.

Gli insulti sono piovuti a raffica.

Questa società non perdona, ipocrita all’eccedenza, condanna i crimini di cui lei stessa è rea quando conviene.

E se Montesqueiu quasi tre secoli fa, ne “Lo spirito delle leggi” del 1748, teorizzava la separazione dei poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario quale unico argine affinché il potere non viri nell’arbitrio, anche oggi bisognerebbe limitare la Rete, separarla dall’autoproclamato ruolo di tribunale inquisitorio.

Anche oggi bisognerebbe impedire  che quel tribunale abusivo, risentito e incattivito degeneri in tirannide e in oppressione.

Dall’antico dispotismo degli organi dello Stato siamo approdati a un cinico trionfo: il dispotismo del rancore.

Il libero scambio della scuola fisiocratica francese fondata da Francois Quesnay, aveva adottato il motto “laissez faire, laissez passer”(lasciate fare, lasciate passare), propugnando l’abolizione dei dazi in agricoltura e la messa al bando di qualsiasi misura protezionistica.

L’odierno consorzio digitale ha abbracciato il “laissez faire, laissez passer”nell’offendere, nell’aggredire chi non la pensa in modo concorde alla maggioranza.

Chi ha un’idea aliena da quella prevalente è un nemico da processare e debellare.

Chi commette un errore va castigato senza pietà.

Nessuno vuole più investire nella scienza del rispetto e della verità. Nessuno si preoccupa di conoscere le vicende, di capire e di riflettere.

La ragione è un muro pieno di muffa le cui spore e i cui batteri favoriscono la “sindrome del buio globale” in cui siamo piombati.

Magari nascesse un nuovo Illuminismo ad assegnarci un depurato universo di senso!

 Monia Gaita