Dalla Romania a Salerno. Un amore senza distanze

0
1234
In foto: Ivana Porpora, copertina del libro

Il libro sarà presentato sabato 7 novembre, alle ore 18:00, al Circolo della stampa di Avellino

Di Floriana Guerriero

Si interroga sulla capacità di ogni uomo di farsi artefice del proprio destino e insieme sulla difficoltà di liberarsi dai fardelli del passato Storia di Sorana di Vincenzo Fiore, Nulla die edizioni. Lo fa consegnando ai lettori un personaggio femminile intenso, un’eroina che sembra richiamare le grandi protagoniste della tragedia greca, costretta a fare i conti nella Romania, post Ceausescu, dapprima con la violenza del padre e poi con l’orrore dei bassifondi della periferia di Bucarest, a Ferentari. Sorana arriva da Câlnic, un paesino sperduto e dimenticato all’ombra dei Carpazi romeni. Studentessa Erasmus all’Università di Salerno, entra con forza nella vita di Cesare, voce narrante della storia, colpito dalla bellezza di questa donna misteriosa, che sembra nascondere un segreto terribile, ora sfuggente, ora tenera e appassionata. Cesare, giovane brillante, studioso di storia e antropologia, fa presto a innamorarsi di lei, anche se una strana distanza sembra esserci sempre tra loro. “Si adagiava allo schienale della sedia con una posa respingente, sebbene risoluta. La sua cadenza insicura e sgarbata stonava con la profondità degli argomenti che toccava. Il suo era un astio precauzionale, tattica difensiva…Chiunque ravvisava in Sorana qualcosa di non ordinario o quantomeno, alla prima impressione, era considerata una ragazza singolare”. «Tu ci credi nel destino?» le chiederà Cesare “Mi accarezzò il viso con una mano, annullando per la prima volta le distanze e rispose: «Alcuni non possono permettersi di credere in niente».”. Fiore, filosofo, docente e giornalista, alla sua seconda prova narrativa, dopo il successo di Nessun titolo, è magistrale nello scoprire i tasselli della storia poco per volta, attraverso continui salti temporali, lasciando però sempre indizi che mantengono alta l’attenzione del lettore.


Quando si apre il romanzo, Cesare ha rinunciato alle sue ambizioni di ricercatore e lavora come giornalista in una redazione locale, costretto a rielaborare comunicati stampa, a raccontare piccole storie di provincia, in uno spazio in cui non sembra esserci spazio per i sogni, in cui la professione ha perso la sua essenza e ciascuno appare schiavo di una routine segnata da mediocrità e ipocrisie. Così quando arriva la telefonata che informa di un suicidio, è come se in redazione tutti si svegliassero dal proprio torpore. Cesare sente il cuore fermarsi in gola, poiché la donna che si è uccisa è proprio la sua Sorana. È da lì che parte il racconto della storia della donna, di come sia arrivata in Italia e della sofferenza che si nasconde dietro i suoi occhi malinconici.

 

IL FULCRO DEL ROMANZO (ANTICIPAZIONI)

L’amore per il primo fidanzato, Ion, figlio di una famiglia borghese, che sogna di sposarla, appare come un’oasi di pace per Sorana che ha già conosciuto cosa significhi la violenza, vittima degli abusi del padre, contro cui nulla può sua madre. Resterà, però, vittima delle sue bugie e della sua ingenuità, sprofondando di nuovo nell’incubo. Nel tentativo di tenere legato a sé Ion, gli racconterà di aspettare un figlio da lui ma si ritroverà di nuovo al cospetto del padre. Disperata, fuggirà a Ferentari, alla periferia di Bucarest, dove vivono gli ultimi della terra, orfani e prostitute, agli ordini di criminali, pensando che lì possa esserci un posto per lei. E’ un universo terribile quello che ricostruisce Fiore, un universo fatto di piccoli boss, bambini costretti a prostituirsi e sniffare droga, donne senza più dignità e capacità di guardare al futuro, uomini disposti a tutto per sopravvivere, che segnerà per sempre la vita di Sorana. Quando scoprirà, poi, di aspettare un figlio da quel mostro che è suo padre, la paura sarà più forte di qualsiasi altro sentimento. “Mi liberai di quella creatura come ci si libera da un tumore. Un senso di colpa mi attanagliava per non avere quella predisposizione naturale a essere una madre, era come avere lì accanto mio padre che sentenziava che una donna che non mette al mondo i figli è come una lavatrice che non sciacqua i vestisti. Io avevo sì partorito, ma non avevo alcuna intenzione di prendermi cura di quello che ritenevo un estraneo che aveva occupato abusivamente il mio corpo”. Un figlio che le sarà brutalmente tolto in cambio di soldi.

Ed è proprio la maternità a ritornare costantemente nella narrazione, una maternità quasi sempre mancata, ora segno del peccato, ora vergogna da nascondere, orrore da cui fuggire o ancora colpa da scontare. Inutilmente anni dopo. Sorana cercherà di ritrovare la famiglia a cui ha venduto il suo bambino, rivolgendosi a Tonino, tra le figure più spregevoli del romanzo ma il peso di quella scelta continuerà a condizionare la sua vita. Sorana sarà più forte e cercherà di ricostruire la propria esistenza, scappando dall’orrore, denunciando i suoi aguzzini e rifugiandosi dalla madre, che ha lasciato il padre e vive a Marsiglia insieme alla famiglia per la quale lavora. Fino a conquistarsi la possibilità di studiare a Salerno, non lontano da Napoli, città che ama, così da toccare il cielo con un dito. Sarà un amore fugace eppure importante, quello tra Sorana e Cesare, la giovane rumena metterà fine a quella storia, convinta che l’uomo non possa accettare il suo passato ma Cesare farà fatica a dimenticare, portando dentro di sé il ricordo di quella donna, di quella storia profonda in cui ciascuno era riuscito a cogliere l’essenza dell’altro. Fino al misterioso ritrovamento della sua registrazione, che aiuterà Cesare a capire da dove fuggiva Sorana.

 

ANTICIPAZIONI SUL FINALE

Le loro storie saranno destinate a intrecciarsi ancora, Cesare scoprirà che Sorana è diventata una giovane regista, capace di denunciare in un suo film l’orrore dei figli sottratti alle famiglie e venduti durante la dittatura franchista. Se la ritroverà davanti, con quel marchio inciso sulla pelle, nella redazione del suo giornale, per scoprire che non l’ha mai dimenticata e che ci sono altre storie, quelle degli orrori da lei vissuti, che chiedono di essere narrate. Tuttavia, proprio quando sembra che ci possa essere un futuro per il loro amore, Sorana metterà fine alla propria vita. Sarà proprio Cesare a portare avanti il suo sogno, a dare voce a quegli incubi che non possono restare nell’ombra perché tutti conoscano gli orfani di Ferentari. Come un testimone consegnatole dalla donna che ha amato, perché la sua morte non sia vana. Un romanzo, quello di Fiore, che è anche tentativo di raccontare il mistero dell’amore che sempre rende migliori e dà la forza di liberarsi da vincoli e catene e di guardare al futuro. Ma che chiede il coraggio di rischiare. Così Cesare, costretto come troppi giovani ad accontentarsi, riuscirà a lasciare quel lavoro che non lo rende felice e a coltivare le proprie passioni, inseguendo le proprie ambizioni, grazie a Sorana. Poiché, sembra ricordarci l’autore, in una società come quella in cui viviamo, il pericolo, per tanti giovani come Cesare e Sorana, è proprio quello di perdere la speranza.