Dammi Voce

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Dammi voce.
Dammi la forza di non rinnegare il mestiere di aiutare, di supportare
con sensibilità la sofferenza di chi non ha niente e cerca conforto,
dammi ascolto per tutte le volte che ho visto chiudere le porte, dientro
di me, lasciando un curriculum che parlasse di me, delle mie ambizioni e
delle mie competenze.
Nella toppa, la chiave non girava, incagliata si è spezzata, come la
speranza di non essere mai la persona giusta, al momento giusto.
Quanto sale mi hanno mandato a comprare per liquidare motivazioni che
facevano acqua da tutte le parti. Quanti personaggi hanno giocato con
l’abilità dei rimandi.
Non erano i curriculum sbagliati, si trattava di non essere
sponsorizzati e segnalati da nessuno.
Il senso del disgusto trasaliva, mentre accampavano scuse a dir poco
folli. Con il tempo hanno solo cambiato i modi di selezionare per farti
fuori, prima e subito, le famose short o long list. Nella parvenza della
legalità al massimo della genuina forma discriminatoria.
Bandi cuciti addosso a chi che sia, colloqui in solitaria e senza
pathos, un accenno di sufficienza e via, il prossimo.
Colloqui farsa. I giochi a tavolino avevano decretato il vincitore.
Ennessimo bluff. Ennesima ripartenza.
Quanti bocconi amari, mentre l’astuzia avanza e l’ultimo combatte
battaglie perse.

Nuovi bandi, per piacere, il principio di prossimità avvicini le
persone ai servizi con figure professionali e uffici ben organizzati.
Progetti pilota o pilotati?
Basta ne abbiamo le tasche piene e non bastano gli appelli a fare le
cose serie, per una volta.
Bandi di sartoria. Basta!
Impugniamo anni di abusi.
Quanti sociologi aspettano nelle graduatorie che non hanno mai scorso
per una collaborazione. Mai una selezione iniziata e finita, secondo le
regole di meritocrazia e di equità.
La carta dei servizi risale a tempi assai lontani per menzionare
pratiche ed esempi di eccellenza. Nessun osservatorio che analizzi le
situazioni emergenziali. Servizi comunali gestiti da cooperative di cui
non si conoscono metodi di assunzioni. Siti ufficiali non aggiornati.
Stato dei progetti inesistenti e non valutabili per categoria e
risultato.
Quale pubblicità e informazione a riguardo?
Selezioni fantomatiche mai espletate, carte che marciscono nei cessi di
uffici fantasma.
I sociologi ammanettati ai cancelli dell’invisibilità, professionalità
negate, spogliate della loro dignità. Ruoli confusi, sociologi
soppiantati con accessi in materie fuori dalla sfera sociale. Sedicenti
pluripreparati con titoli ambigui ricoprono ruoli non prettamente
congeniali all’indirizzo professionale-lavorativo.
Il sociale riveste oggi un settore cardine nella programmazione futura.
Il problema è individuare, non solo il responsabile di un piano di
zona, ma di immaginare una taske force sul territorio che diventi prassi
e presenza, organico che non cambi ogni tre anni, e al rinnovo si
chiamano sempre gli stessi.
Avete rubato il futuro a tanti poveri cristi. Li avete uccisi con la
menzogna e le promesse di un mondo diverso. Invece non è cambiato,
siamo immobilizzati, da anni, in cambio del nulla e della desolazione. I
vecchi problemi si sono aggiunti ai nuovi.
Avellino ha perso tanti treni e possibilità, a causa di un sistema che
strozza, che svilisce e che inganna.
Quando a un laureato e a un aspirante lavoratore chiudi la possibilità
di vedere il suo futuro hai condannato per sempre una città e al
servizio di avere la continuità e la visione globale e comunicante di
un sistema che parli alle persone e non agli utenti insoddisfatti.
Se non esiste il servizio, non esiste nemmeno il cittadino.

Maria Ronca