Davanti alla prefettura il presidio delle sigle sindacali: dalle criticità IIa e Stellantis alla necessità di un nuovo piano industriale

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Anche l’Irpinia aderisce allo sciopero unitario Cgil Cisl e Uil di 4 ore dei metalmeccanici del Sud, in programma il 10 luglio, dopo la grande adesione dello sciopero di venerdì 7 luglio del Nord dei metalmeccanici. Davanti alla Prefettura di Avellino unitario si terrà  un presidio delle categorie confederali di Cgil Cisl Uil, FIOM, FIM E UILM. “La manifestazione – si legge nella nota – vuole essere anche l’occasione per evidenziare le difficoltà di IIA e di Stellantis che si ricollegano alle criticità occupazionali sul territorio Irpino considerato che le imprese voglio scaricare sui lavoratori i costi energetici, delle materie prime e criticità infrastrutturali, mentre è il governo che dovrebbe intervenire, non con bonus ma con politiche di prospettive. L’Irpinia ha bisogno di co-programmazione e un piano certo, nazionale e locale, per la transizione della mobilità e di nuove politiche industriali che sappiano intercettare le sfide anche della transizione digitale, energetica ed ecologica così come si auspicava, favorite dai fondi del PNRR e non da soluzioni estemporanee, tampone ed emergenziali che non garantiscono continuità produttiva ed occupazionale alla nostra gente. Fim, Fiom e Uilm ritengono necessario che il Mezzogiorno si doti di un progetto industriale complessivo dove si individuano gli strumenti necessari per salvaguardare il sistema produttivo del territorio e si intervenga su innovazione e ricerca per posizionare le filiere del metalmeccanico irpini e nel complesso il nostro sistema industriale in un ruolo, storicamente, importante per la struttura manifatturiera e di ricerca nell’ambito della Regione Campania ma anche nazionale”.

Di qui l’appuntamento, in programma lunedi 10 luglio, dalle 11, presso la prefettura di Avellino, così come in tutto il Sud Italia, con il presidio delle lavoratrici e dei lavoratori, “per dire che va l’anno contrastati i processi di dismissione industriale, della precarietà lavorativa, in cui a pagare le conseguenze di scarse o mancanti politiche industriali di prospettiva siano le lavoratrici e i lavoratori”