De Luca non lascia, raddoppia

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Foto: ansa.it

di Alessio Capone

Nonostante il Partito Democratico di oggi, De Luca non lascia ma raddoppia. Si pensava ad un’uscita di scena eclatante, con un tour in tutte le piazze d’Italia per raccontare il suo Pd, quello a cui ha dedicato una fetta della sua lunga carriera politica.

E invece no, con le picconate di “cossigana” memoria l’ex sindaco di Salerno rilancia la corrente a lui facente capo cercando di allargarla oltre i confini campani, ben conscio di avere estimatori lungo tutto lo stivale. Lo fa nel pieno stile deluchiano tra una battuta e una sferzata alla segretaria Elly Schlein, mai citata per nome e cognome se non tramite allusioni e metafore. Come quella, non proprio delicata, rilasciata in una recente intervista:

Soggetti entrati nel Pd solo da qualche mese parlano con una supponenza da statisti, offendendo il sacrificio e il lavoro di chi è impegnato nei territori da solo, e di chi combatte da decenni…”.

Il manoscritto, sfornato da pochi giorni e destinato a scalare le posizioni delle classifiche dei libri più letti, con ogni probabilità – salvo smentite di sorta – rappresenterà il “manifesto” del presidentissimo, del deluchismo che strizza l’occhio ai dem pronti a fare le scarpe all’ex deputata di Lugano alle prossime elezioni europee.

Imbeccato da Fabio Fazio, nel salotto di “Che tempo che fa?”, non ne ha voluto sapere di una ipotetica scalata alla segreteria del Pd, ma se tanto ci dà tanto, possiamo dedurre che nel futuro prossimo è in ballo la sopravvivenza politica dei De Luca. Puntare in alto quindi non sarebbe più una follia da fantapolitica. Mai domo, di sicuro, ma anche mai solo.

La realtà è che con questo libro, il governatore ha deciso di alzare il livello di scontro, consapevole di non parlare esclusivamente per sé, ma vestendo i panni di amplificatore dei malumori di una parte considerevole degli storici – e non – militanti dem.

Compattare in tempi di pace gli “antagonisti” interni alla segretaria. Non è una coincidenza la mancata discussione in consiglio regionale della riforma della legge elettorale per l’introduzione del terzo mandato.

Ha lanciato anche un monito alla presentazione del libro: «Serve rinnovare la classe dirigente da dentro il Pd, prima della sua morte».

All’orizzonte non si intravedono, per il momento, quelle forzature auspicate da mesi. Tanto che il discorso sulla data del congresso della costola dem campana è stato congelato, dopo che su di esso si era consumato, nello scorso marzo, uno scontro molto duro nel quale ne aveva fatto le spese Rosetta D’Amelio. Anche il commissario Antonio Misiani, arrivato per “rivoltare” e rilanciare il Pd campano si è fermato al palo, non trovando nessuna sponda.

La verità è che, al momento, l’ex sindaco di Salerno stia giocando su di un altro tavolo, ben più grande e ambizioso.