Dopo duemila anni, rinasce l’olio di Pompei

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Al Parco Archeologico di Pompei il lancio del logo ufficiale a sostegno della candidatura della cucina italiana a Patrimonio Immateriale dell’Unesco. Presenti i Ministri dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, della Cultura Gennaro Sangiuliano e dell’ Interno Matteo Piantedosi.
Presenti anche il presidente regionale di Coldiretti Campania Gennarino Masiello, il direttore regionale Salvatore Loffreda, il direttore di Unaprol Nicola Di Noia e l’amministratore delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia perché dopo oltre 2.000 anni è rinato anche l’olio dell’antica Pompei con le prime bottiglie stappate per sostenere la candidatura della cucina italiana, di cui proprio l’extravergine rappresenta una componente fondamentale.

A rendere possibile il suo ritorno sulle tavole, è stato il lavoro di Coldiretti, Unaprol e Aprol Campania, con il recupero la valorizzazione degli antichi uliveti siti tra le rovine dell’antica città romana: 350 alberi di diversa epoca di impianto che sono tornati alla produzione, con la raccolta delle ulive dalle quali è stato prodotto l’extravergine chiamato “Pumpaiia” per onorare l’antichissimo nome della città.

L’olio era una delle principali ricchezze dei romani che conoscevano talmente bene il prodotto da mettere a punto tecniche e strumenti rimasti quasi invariati fino al XIX secolo e, per primi, classificarono gli oli in base alle loro caratteristiche organolettiche e, Plinio Vecchio addirittura lo classificava in cinque categorie.
Per l’occasione è stata allestita da Coldiretti, Unaprol e Aprol Campania una grande tavola di oli e pani nel Porticato della Palestra Grande per l’ assaggio di quella che è la prima produzione a tornare nel piatto dal lontano 79 a.C..Assieme all’extravergine pompeiano sono stati portati gli eccezionali oli campani della cui degustazione hanno potuto godere gli autorevoli commensali.