Esordi letterari, a Conversazioni in Irpinia lo sguardo di due giovani autrici, Alvino e Branca

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E’ dedicata a due giovani autrici, Maria Consiglia Alvino e Mariana Branca, espressione di due differenti modi di vivere la scrittura, la rassegna “Conversazioni in Irpinia”, promossa dall’amministrazione provinciale e curata dagli scrittori Franco Festa ed Emilia Cirillo. L’appuntamento è in programma sabato 28 ottobre alle 17.30 presso la Biblioteca Provinciale.

Maria Consiglia Alvino (Avellino, 1987),  docente di lettere nei licei, ha conseguito la laurea magistrale in Filologia, Letterature e Civiltà del Mondo Antico cum laude nel 2013 presso l’Università Federico II per poi specializzarsi in letteratura greca con un dottorato di ricerca. Ha partecipato, in qualità di relatrice, a numerosi convegni in Italia e all’estero. E’ autrice di poesie e racconti.

“A volte la neve” è il suo esordio nella narrativa. Alvino si interroga sul rapporto tra i giovani e la terra in cui sono nati e cresciuti, sulla possibilità di futuro per chi sceglie di restare. Ogni personaggio affronterà il suo nostos scontrandosi con se stesso e il proprio senso di inadeguatezza, le miserie interiori, i fantasmi delle vite possibili, il mistero dell’amore, la paura della morte. A qualsiasi costo. Sullo sfondo la provincia addormentata e le grandi metropoli europee, con la loro alienante bellezza. In una solitudine globale, alcuni personaggi riusciranno a rompere le catene interiori che li imprigionano, restituendo valore alle relazioni e al tempo. Una storia di amore e resistenza.

Mariana Branca è laureata in architettura a Napoli e ha vissuto a Parigi, Bruxelles, Lione, Torino, poi Londra, Roma, infine Lisbona, sempre svolgendo lavori diversi. Vive tra l’Irpinia e l’Emilia Romagna.

E’ autrice di “Non nella Enne non nella A ma nella S”. per Wojteck edizioni, omaggio alla musica elettronica tra la fine del secolo scorso e oggi, attraverso uno dei suoi esponenti più geniali: Nicolas Jaar. La voce di quest’eccitante, appassionata, struggente elegia appartiene al migliore amico di Jaar, che esegue una vera e propria partitura attorno a un’amicizia che non sa definirsi tranne che per la condivisa, totalizzante devozione al suono e alle parole incapaci di dire davvero, e quindi taciute. I due protagonisti, prima su una bicicletta, poi in una Twingo acquamarina, attraversando la New York dei ghetti e club sotterranei e le sale concerto del vecchio continente, suonano sulla pagina il passaggio della musica dentro il corpo e l’anima dell’altro: della musica elettronica che dilaga e disfa i nomi delle cose per lasciare solo stupore e invenzione. In ottanta bpm, non uno di più.