Gli spot e le verità di Renzi

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Abbasseremo le tasse nel corso del 2016! E’ l’ultimo spot elettorale dell’ineffabile Premier, che li sta tirando fuori, uno ad uno, dal cassetto di Berlusconi, compreso lo stretto di Sicilia e l’inaugurazione della Salerno Reggio Calabria i cui lavori iniziarono cinquant’anni fa e le ristrutturazioni per l’allargamento della carreggiata sono tuttora in corso grazie al “combinato disposto” della ‘ndrangheta, della burocrazia e della politica. Siamo passati al segno più dopo tre anni di segno meno e la disoccupazione è diminuita – dice Renzi – e, pertanto, va data un’ulteriore spinta ai consumi, appunto con l’abbassa – mento delle tasse (Irpef compresa) e alla concessione degli 80 euro ai pensionati al minimo. Sembra tutto facile e lineare se non fosse che il bicchiere si vede mezzo pieno e in procinto di riempirsi nel corso dell’anno. Si tacciono le verità scomode all’insegna della propaganda che sembra l’unica vera strategia del governo. Senza addentrarci in una analisi economica, per la quale non abbiamo le competenze, ci limitiamo a fare alcune osservazioni: quelle che farebbe una buona massaia, nella considerazione che lo Stato altro non è, o dovrebbe essere, che una grande famiglia allargata. La prima è che la ripresa è ancora troppo debole, e la nostra è quella che è cresciuta meno rispetto al resto d’Europa (+ 0,6% del PIL -dato corretto dall’Istat- rispetto al 2,2% del Regno unito, all’ 1,7% della Germania e all’1,2% della Francia). Solo la Grecia, l’Austria e la Finlandia hanno fatto peggio di noi. Il Deficit è calato di poco (è al 2,6% del PIL e sarebbe dovuto scendere all’ 1,4% secondo impegni precedentemente presi con l’Europa). Nel contempo il debito pubblico è aumentato dello 0,1% rispetto al 2014 (e’ salito a 2.169 miliardi di euro: una cifra enorme che ci sottopone all’esame ed al giudizio dei molti investitori stranieri che detengono i nostri titoli). Non è pacifico negli osservatori economici se le ragioni della leggera ripresa dipendano dalla crescita internazionale, dalla massa di liquidità immessa sul mercato da Draghi, dal calo del petrolio e dalla svalutazione dell’euro rispetto al dollaro o dalle riforme fatte da Renzi. Quanto alle tasse secondo l’ISTAT, di fronte ad una leggera diminuzione delle imposte indirette dello 0,5% quelle dirette (compresa l’Irpef) sarebbero aumentate dell’ 1,9%. L’Italia – sostengono gli esperti – da troppo tempo non ha utilizzato la finanza pubblica, come prevedono i manuali di macroeconomia, tirando il freno quando il privato galoppava e accelerando quando non si investiva e non si spendeva. In più la spending revue si è dimostrata la solita farsa all’italiana. Sull’economia italiana pesano ancora macigni come una giustizia lenta e farraginosa, una mancanza di concorrenza, una burocrazia esasperante, una criminalità opprimente, una corruzione mai in calo, una classe politica più che mediocre largamente disprezzata dai cittadini. La buona massaia non penserebbe ai consumi per aumentare il reddito familiare non prima di dannarsi l’anima a come diminuire i debiti che la opprimono e per i quali paga fior di interessi, magari facendosi aiutare dai figli più facoltosi e dandosi una regolata con le spese, riducendo quelle superflue o addirittura improduttive. Quanto poi alla riduzione delle tasse cosa pensa di fare l’ineffabile Renzi? A debito o con la furbata, non smentita, della riduzione dei contributi che i lavoratori e i datori di lavoro versano all’INPS, finanziandosi, così, loro stessi e impoverendo ulteriormente le future pensioni anzi mettendo l’INPS in condizione di non poter erogare quelli in essere, o con il sistema delle tre carte?
edito dal Quotidiano del Sud