I cattolici e la politica in Irpinia 

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La questione dei cattolici in politica è vecchia e ripetitiva. Il dibattito politico, che riempie le pagine di molti giornali, compreso il nostro, dove trova autorevoli analisi di specialisti del settore, e le iniziative di molti politici, che ne hanno fatto il loro cavallo di battaglia, durano dalla fine della DC, loro punto di riferimento, e aumentano ad ogni campagna elettorale. L’Irpinia è stata da sempre fucina di elaborazione, di proposte, di suggerimenti e di tentativi di dar luogo a raggruppamenti che richiamassero i valori, gli obiettivi, i programmi della vecchia DC.
Gianfranco Rotondi da anni cerca di rifondare la DC, pur rivisitata in quel di Arcore e l’onorevole Gargani si dedica da una vita a riproporre i cattolici come asse della politica italiana in un centrismo riconsiderato alla luce della trasformazione della società. Ora ci si è messo anche De Mita, che coniuga la partecipazione dei cattolici in politica con la riscoperta del centrismo e promuove convegni ed iniziative. Recentemente l’onorevole Cirino Pomicino, che non ha mai abbandonato il pallino della politica, ha ammonito: “La ricreazione è finita: è ora di tornare tutti a casa”, intendendo naturalmente la DC come la casa comune dei cattolici. Che dire? La questione non ci appassiona più di tanto perché con la globalizzazione è cambiato il mondo ed i partiti si sono adeguati al contesto socio-economico ed al capitalismo, purtroppo anche finanziario. Con la fine dell’ideologia ed il superamento di significati tradizionali, come destra/ sinistra, tentare di resuscitare uno schieramento di cattolici di centro in grado di porsi come equilibrio di tendenze conservatrici da un lato e democratico-radicali dall’altro, ci sembra non solo fuori dalla realtà, ma anche sbagliato. A nostro modesto parere i cattolici hanno un ruolo molto importante nella società di oggi che tende alla separazione, all’emarginazione ed allo sfruttamento dell’uomo e del territorio con la proposizione di un nuovo modello di società, nella quale il capitalismo finanziario non la faccia da padrone. Dovrebbero, però, uscire dal letargo nel quale sembrano essere precipitati e prendere posizione sui grandi temi politici, non solo su quelli etici, ma anche e soprattutto sulle problematiche che investono la centralità dell’uomo in una società sempre più disumanizzante e sulla globalizzazione stessa nella interpretazione di un capitalismo finanziario cinico e senza Dio. Oggi derubare intere nazioni delle loro risorse si chiama “promozione della libertà commerciale”; privare intere famiglie e comunità dei loro mezzi di sostentamento si chiama “taglio dell’occupazione”, se non “razionalizzazione”. Nessuno dei due tipi di azione è mai stato elencato tra i comportamenti criminosi o comunque punibili (Bauman, “Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone”, Laterza 1998). Si è riusciti addirittura ad identificare la criminalità con il sottoproletario e a criminalizzare la povertà; ad erigere barricate tra i ricchi (che vivono anche di più, perché possono consumare cibi più genuini e non inquinati, che i meno fortunati non possono permettersi) e il resto dei cittadini che non possono accedere alle ricchezze. Questi temi che dovrebbero far saltare i cattolici dalle loro sedie, indignarsi e scendere in piazza per ripredicare i Vangeli in nome di Cristo. Altro che “E’ il capitalismo, bellezza”, come scimmiottano anche molti politici che si dicono di sinistra, quella di una volta! Come può un cattolico cristiano star zitto di fronte a leggi liberticide, che hanno schiavizzato i lavoratori e umiliato la loro dignità, hanno distrutto l’ambiente depauperandolo, a loro esclusivo interesse, delle risorse di tutti e privato i cittadini del diritto di scegliersi i propri rappresentanti e quindi di partecipare alla vita della Comunità? Altro che centrismo moderato, i cattolici dovrebbero essere molto più radicali e schierarsi per quei politici e quei partiti che si richiamano ai principi di uguaglianza, di rispetto per la persona umana e per l’ambiente, seguendo, tra l’altro, gli ammonimenti di Papa Francesco, che molti cercano di frenare. Invece siamo ancora a parlare dei De Mita, dei Mastella e di politici che hanno fatto il loro tempo!

di Nino Lanzetta edito dal Quotidiano del Sud