Il M5S sempre più nel limbo

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La tempesta perfetta che sta squassando dalle fondamenta il M5S non è il prodotto del caso nè di un destino cinico e baro. Di casuale c’è solo il suo incrociarsi con la vicenda giudiziaria, diventata subito arci-politica, del figlio dell’ormai ex-Elevato. Una sortita per nulla giustificabile in un personaggio politico che ha mostrato un’idea assurda della giustizia. Tutto il resto – compresi gli stracci volati o che presumibilmente voleranno per anni nella aule di giustizia tra la leadership del M5S e Casaleggio, patron di Rousseau – è infatti solo  l’ineluttabile conseguenza delle tante, troppe contraddizioni, manchevolezze o occasioni sciupate dal movimento grillino. Esso si ritrova oggi in una terra di nessuno. E’ perciò afono. Diviso al suo interno tra nostalgici ritorni al passato e la necessità di trasformarsi in un vero partito. Senza ancora un Capo – che sia davvero tale – riconosciuto. Senza un patrimonio di idee condiviso e presentabile ad elettori sempre più delusi. E’ ancora prigioniero di vecchi slogan. In questa palude di incertezza, era inevitabile che anche la temeraria spettacolarizzazione da parte di Grillo della vicenda del figlio destasse polemiche roventi. Intervenire a gamba tesa in TV è stato controproducente. E’ inammissibile la superficialità con cui ha potuto arrogarsi il diritto di pronunciarsi su una vicenda affidata alla magistratura inquirente. Per giunta senza una parola sulla presunta vittima e sui suoi familiari. Di più. Quale affidabilità pubblica può avere un leader politico che pensa di poter sostituire, alle indagini dei magistrati, un sommario giudizio preventivo della piazza? Da questo punto di vista, era inevitabile che le sue parole fossero  destinate ad esere amplificate enormemente, soprattutto considerato il suo ruolo di fondatore del Movimento. Esso gli ha sempre garantito “autorevolezza” e quindi ascolto tra i sostenitori. Anche  a prezzo della presunta autonomia della base parlamentare. Spesso, se non soffocata, almeno messa a tacere nelle sue opinioni. Come è accaduto solo qualche settimana fa, quando la diffusa richiesta di modifica della irrisolta questione del limite dei due mandati venne stoppata dal liquidatorio intervento di Grillo.  Un elemento che continua vistosamente a pesare sulla vita del M5S è costituito   dalla notevole confusione nella catena di comando del M5S. Mancanza di organismi collegiali dotati di potere reale. Incertezza tra le figure predominanti nel M5S, con qualifiche o definizioni improprie (l’Elevato, i Garanti) e poteri non ben definiti. Aggravata, negli ultimi anni, da una serie incredibile di tentennamenti. Spesso voluti, per l’incapacità dei Di Maio e dei Crimi, di stabilire  dei punti fermi nella vita interna. E per il timore di perdere qualche anima del Movimento  che, in nome di una presunta verginità delle sue origini, si contrappone al modello di partito tanto temuto. E ora imposto dalle circostanze (e da Conte). Poi, il succedersi di capi politici sempre però  nominati. Con  la loro designazione ratificata  solo successivamente dalla base. Pesano la scarsa presenza territoriale e lamancanza di sedi di dibattito per la base,  chiamata a esprimersi solo con votazione elettronica. E perciò con ridotte possibilità di reale confronto  delle opinioni.  A questo quadro delle insuficienze storiche del M5S, indotto dal suo travolgente successo iniziale a trascurare questioni fondamentali per la sua esistenza, si è aggiunto ora il clamoroso ripudio della piattaforma Rousseau.

Anch’essa appare una storia poco chiara. Ricca di ricadute politiche per le accuse di molti parlamentari a Casaleggio jr di voler fare politica, riducendoli a marionette sotto il suo comando. Ma è una storia anche scivolosa, perchè ha lo sgradevole odore dei soldi. Quelli di molti  eletti, restii a mantenere fede agli obblighi dei versamenti mensili assunti. Ma anche quelli, e tanti, rivendicati dal gestore della piattaforma stessa. II Movimento rischia di trovarsi, così, privo di uno degli strumenti essenziali per la tanto decantata partecipazione diretta alla vita interna. Su di essa grava la vera bomba H. Cioè la questione dei due mandati. Con tutto questi nodi non sciolti, c’è da meravigliarsi se Conte ancora tentenna?

di Erio Matteo