Il nuovo parroco di San Pietro è Fra Agnello Stoia

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Di Felice Santoro

Roma, 10 ottobre 2021. Basilica di San Pietro. Fra Agnello Stoia è il nuovo parroco. Ore 16, lo vediamo procedere in processione verso l’altare. Ci siamo. La funzione religiosa sta per cominciare. Presiede il cardinale Mauro Gambetti, francescano, il quale sottolinea che “ siamo stati convocati per fare festa “. Saluta il decano del collegio cardinalizio, sua eminenza Battista Re, e i tanti concelebranti , la famiglia, a cominciare dalla mamma, i tanti presenti e prega i Signore affinché doni “pienezza di grazie a fra’ Agnello” per svolgere il ministero in un “territorio minuscolo ma universale” . Nell’omelia rimarca che” la felicità non ha origine nella ricchezza, il cuore dell’uomo non è fatto per possedere … la povertà è beata , non bisogna lasciarsi distrarre dai beni materiali e immateriali che periscono …” Continua sostenendo che l’uomo deve essere” sponsorizzato da Dio” , occorre “ essere inabitati dall’amore di Dio”. “Sarò amato semplicemente per quello che sono?… Non è semplice nella nostra “società opulenta” … Invita a pregare ardentemente . Solo Lui ci può “riempire di vita immortificabile” in quanto il suo immenso donarsi non verrà mai meno. Il vangelo di oggi -conclude- presenta “ pagine iconiche della vocazione francescana”, l’augurio è che fra’ Agnello possa essere “pescatore e pastore come Simon Pietro” , attento a cogliere i desideri più profondi di coloro che incontrerà lungo il cammino . E si giunge al Credo battesimale cantato da fra’ Agnello. Nella preghiera dei fedeli si sottolinea che la missione affidatagli dal Signore sia svolta con sollecitudine, assistito dallo Spirito Santo. La celebrazione è accompagnata dal coro di san Pietro, diretto dal maestro Temistocle; dai ragazzi di san Francesco, guidati da Simone Patrone e dai Damadakà , gruppo di musica popolare. La messa si avvia alla conclusione ed è fra’ Agnello a prendere la parola “Buona sera a tutti. Pace e bene. Benvenuti a san Pietro”. Un esordio che ricorda la semplicità di papa Francesco , parole che riscaldano il cuore e creano immediatamente una forte empatia con i fedeli “ Questo è il santuario delle nazioni. Qui si respira aria pura battuta dallo Spirito “ Prosegue innanzitutto con i ringraziamenti al Santo Padre che lo ha reso “parroco dell’urbe e dell’orbe”. “ Anch’io sono chiamato a dire parole di visione e di profezia”. “Usciamo , usciamo accogliendo e servendo tutti quelli che vengono sulla tomba del pescatore come pellegrini e cercatori dell’assoluto”. Un grazie particolare a chi è venuto “da Pagani, mia città d’origine, Nocera , Maddaloni, dall’Alta Valle del Calore, da Nusco , Bagnoli, Castelfranci, Cassano, Montella “, dove è stato venti anni nel convento di san Francesco a Folloni, che quest’anno apre i festeggiamenti per gli ottocento anni dalla fondazione, distinguendosi per la forte spiritualità e per i grandi sforzi nel dare vita e quindi ristrutturare tante parti dell’istituto religioso. E poi l’impegno nel sociale, la relazione stretta soprattutto con i giovani, la centralità dei rapporti, il farsi prossimo. Abbiamo notato anche presenze da Sant’Angelo dei Lombardi e da Taurasi. E poi da Roma, Santi Apostoli, parrocchia di Michelangelo , dove è stato parroco per circa otto anni e la sua determinazione , la sua disponibilità lo hanno contrassegnato in un cammino di grande apertura , specialmente verso i meno fortunati. A questo punto chiama una persona, Massimo , che per venticinque anni ha servito messa a san Francesco. Evidenzia che è “ il più semplice tra noi” e attraverso di lui trasmette il suo affetto a tutti . Gli aveva donato per il decennale una croce d’argento con la promessa di una d’oro per il ventennale, ma non era presente, “la Provvidenza mi ha chiamato altrove”; ora per i venticinque è ancora più meritata . Ricorda che San Francesco è qui accanto e in alto sant’Alfonso , in fondo a sinistra è sufficiente alzare lo sguardo ed ecco san Guglielmo con il lupo, patrono dell’Irpinia. “Non vi preoccupate, con loro e con san Pietro, sono in buona e familiare compagnia” . Tutto il suo intervento conclusivo è interrotto da numerosi applausi, significativi anche di una forte partecipazione. Riesce a coinvolgere così tanto da trasformare il suo ministero in una dimensione comunitaria . Fa sentire tutti ‘ parroci di san Pietro’ . Ed ora intona Quanno nascette Ninno e poi sollecita: “tutti insieme”. Un momento davvero struggente. Un appuntamento per il dopo. Ci incontriamo davanti all’Aula Paolo VI . Gambetti chiude con “ che il Signore ci ricolmi con il suo amore”. E’ stato commovente rivederlo in questa veste. Dalle sue parole è emersa la gioia e il senso di responsabilità per un ministero così importante ma la semplicità , l’umiltà che lo caratterizzano danno il segno di un carisma profondamente vissuto. Trasmette gioia e limpidezza ed entra con naturalezza nei sentimenti del popolo . Il suo largo sorriso riversa tanta gioia nel cuore. La sua origine meridionale con la sua facilità a dialogare e il suo essere un francescano trovano in lui un’espressione compiuta e matura . Ed eccoci ora nella dimensione “profana”. E’circondato, tutti vogliono salutarlo e vuole salutare tutti. E lo fa. Avvicinando uno per uno. E riceve tanto affetto. Ha una parola di letizia per tutti coloro che hanno voluto augurargli un proficuo percorso di fede da una cattedra così prestigiosa . E dona ad ognuno una chiave con un foglietto allegato con su scritto: Trova la chiave del cuore; questa chiave, lo vedrai,apre anche le porte del Regno! San Giovanni Crisostomo Non mancano una preghiera e un pensiero per la nostra Irpinia, che è anche diventata la sua terra, a cui resta profondamente legato. Lo ha accolto e seguito con gratitudine. Con la nostra gente si è a lungo confrontato e tanto si è speso . Con fede, non disgiunta dalla speranza e dalla carità. Ricorderemo sempre questo dieci ottobre, san Daniele Comboni , che Giovanni Paolo II definì “insigne evangelizzatore”: In basilica papale, per incontrare il confidente, il confessore, l’amico della porta accanto, uno di noi. Preghiamo per lui. Fra’ Agnello certamente lo farà per noi.