Il nuovo razzismo 

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Quest’anno il giorno della memoria è coinciso con l’ottantesimo anno della proclamazione delle leggi razziali: una delle pagine più vergognose della storia d’Italia! Allora il razzismo era legato all’antisemitismo come oggi è legato all’anti immigrazione. Ma l’Italia è un paese razzista? Lo è stato nell’epoca del fascismo e lo è oggi nell’era della globalizzazione? Sostanzialmente non può qualificarsi razzista anche se non pochi dei suoi concittadini lo sono ancora oggi che le etnie e le razze si sono mescolate fra loro per secoli ed oggi per effetto della globalizzazione.

Il guaio è l’indifferenza della popolazione, o di una gran parte di essa, ed un crescente senso di insicurezza e di paura per l’immigrato che viene a sottrarci lavoro e a contaminarci con la sua religione ed i suoi costumi. In passato il razzismo era nel dna del nazismo e del fascismo e caratterizzava le Istituzioni e parte della cultura. Il manifesto della razza fu sottoscritto da molti intellettuali tra i quali, qui da noi, un sacerdote irpino, di Torella dei Lombardi che, ridotto allo stato laicale, fondò e diresse alcuni giornali razzisti. Fu uno dei massimi ispiratori dell’antisemitismo italiano, il propugnatore e l’ispiratore delle leggi razziali. Ebbe rapporti con Goebbels, Steicher e perfino con Hitler e, durante la repubblica di Salò, assunse l’incarico di ispettore generale della razza, organismo appositamente creato da Mussolini nel 1944. Morì suicida a Milano il 26 aprile del 1945. Il popolo, nella sua stragrande maggioranza, fu indifferente e lasciò fare e molte migliaia di persone furono avviate ai lager e gasati nei forni crematori. Il Re firmò le leggi razziali dopo aver avallato per tanti anni il fascismo, e nell’avvicinarsi della sconfitta, fuggì dall’Italia. I suoi discendenti ne pretendono, oggi, addirittura la sepoltura nel Pantheon!

Oggi elementi di razzismo affiorano in molti cittadini, spesso poveri ed emarginati, specie nelle periferie dove gli immigrati sono più numerosi. Il loro razzismo non risponde a principi culturali o filosofici ma alla paura che gli immigrati, considerati ladruncoli e delinquenti, minacciano la sicurezza, tolgono loro le case e soprattutto il lavoro. Certo lo Stato non fa la sua parte e non riesce a disciplinare a mettere sotto controllo un fenomeno epocale, crescente ed irreversibile, né con la integrazione e l’inserimento possibile in tantissimi paesi spopolati (come sta dimostrando di fare il Comune di Preturo irpino con una integrazione familiare intelligente e produttiva – come ha descritto il bel reportage di Zoro sulla Sette!), né con una politica alternativa di controllo e magari di espulsione per chi non ha diritto o, meglio ancora, utilizzando, nei loro paesi di origine, i contributi dell’Europa per progetti di sistemazione dei rimpatriandi, come sono allo studio di alcune Università.

Invece c’è chi soffia sul fuoco, utilizzando a fini politici, il malessere delle persone più fragili, più povere e sprovvedute, parlando alla pancia con un populismo becero e strumentale. Altri, eredi di un fascismo mai dimenticato, che ostinatamente si rifiutano di interrogarsi sul passato, riportano in auge vecchie teorie evoliane e sentimenti totalitari. I due fenomeni, che sono analoghi e vanno affermandosi anche in altri paesi europei, sono riconducibili, in Italia, da un lato alla Lega di Salvini, ed in certa misura alla destra sovranista della Meloni, dall’altro a vari movimenti di destra estrema come Forza Nuova e Casa Pound. L’affermazione della difesa della razza bianca del candidato leghista alla presidenza della regione Lombardia, l’ex sindaco di Varese Fontana, non è stato un incidente di percorso ma è valsa ad accrescergli consensi e voti. L’arroganza, indirettamente proporzionale alla modestia culturale, di un Salvini, si coniuga con il pressapochismo culturale di giovani esponenti delle destre xenofobe e razziste che stanno alzando la testa un po’ dappertutto. Non si è solo contro gli immigrati ma anche contro l’Euro e l’Europa. Fino a qualche mese fa Salvini con la sua Lega (allora si chiamava padana!) era anche antimeridionalista (vi ricordate i napoletani che puzzano?), oggi trova proseliti anche in Campania e qui da noi in Irpinia il cui popolo è fiero delle sue origini e tradizioni e non ha nulla a che fare con la Lega.

La Cei, con il suo presidente Bassetti, si è schierato, senza se e senza ma, contro la Lega e contro il razzismo. Purtroppo questi personaggi, assieme a tanti altri che sparano balle in tutte le occasioni appena aprono bocca, fanno il pieno in tutte le televisioni e qualificano una campagna elettorale fatta di bugie e di menzogne favoriti da una legge elettorale che permette loro di essere i padroni dei partiti dei quali hanno fatto tutte le nomine a fini personali, e da una partecipazione televisiva basata sul minutaggio e non sui contenuti, con conduttori e giornalisti, spesso, scelti e con domande prefabbricate. Non resta che cambiare canale al loro apparire lasciandoli a parlare da soli!

di Nino Lanzetta edito dal Quotidiano del Sud