Il pensiero innovativo di Papa Francesco 

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La recentissima pubblicazione della società cooperativa editrice il “nuovo manifesto” dal titolo “Papa Francesco – Terra, Casa, Lavoro” riporta come prefazione i tre discorsi del Papa “comunista” ai movimenti popolari nei suoi incontri di Roma nel 2014, a Santa Cruz in Bolivia nel 2015 e di nuovo a Roma dal 3 al 5 novembre 2016. I nuclei tematici delle cosidette “treT” in spagnolo «Tierra, Techo, Trabajo» (Terra, Casa, Lavoro) costituiscono indubbiamente la straordinaria sintesi della “Chiesa in uscita” di Papa Francesco e, nel contempo, la rivoluzionaria sintesi dell’attuale dottrina sociale della Chiesa.

I grandi eventi culturali e sociali attuali – dal 50° incontro nazionale di studi delle ACLI a Napoli dello scorso settembre alla 48ª Settimana Sociale di Cagliari del 26-29 di questo mese – focalizzano gli autorevoli contributi culturali, sociali e programmatici proprio sul segmento tematico più rilevante delle «tre T» costituito dal Lavoro. Il libro si sta rivelando di grandissimo aiuto ai lettori desiderosi di avere una idea chiara sul profilo profetico dell’attuale Papa, destinatario di pesanti appellativi: «Bolscevico in tonaca bianca», «Papa dei Verdi», «Teorico dell’antiliberalismo», «Nemico del capitalismo e del mercato».

Come spesso accade i giudizi affrettati e di parte hanno vita breve perché saranno gli obiettivi approfondimenti e la serenità di giudizio a prevalere, col tempo necessario a cogliere l’autentico pensiero innovativo, ma coerente al Vangelo, di Papa Francesco. La chiarezza che caratterizza il suo pensiero è lapidea: il 24 aprile 2017, nell’appello rivolto al presidente della pontificia Accademia delle Scienze sociali, sosteneva che l’invito «è dunque quello di porre rimedio all’errore della cultura contemporanea, che ha fatto credere che una società democratica possa progredire tenendo loro disgiunti il codice dell’efficienza – che basterebbe da solo a regolare i rapporti tra gli esseri umani entro la sfera dell’economico – e il codice della solidarietà che regolerebbe i rapporti intersoggettivi entro la sfera del sociale. È questa dicotomizzazione ad avere impoverito le nostre società».

In sostanza non c’è futuro per una società in cui esiste solamente il «dare per avere» oppure il «dare per dovere ». La nuova via d’uscita di Papa Francesco dalla soffocante alternativa tra le tesi neoliberiste e quelle neostataliste è una versione poliedrica del mondo per uno sviluppo «umano, integrale, rispettoso del creato e della casa comune». Per realizzare questo nuovo sviluppo è indispensabile rivitalizzare la democrazia attraverso le rigenerazione della nuova politica, con lo sforzo, capace e responsabile, di tutti coloro che preferiscono ancora stare alla finestra per assistere ad una agorà deserta, silente, quasi che la comunità abbia scelto, nell’animo dei suoi componenti, l’anacronistica autoreferenzialità o la stoltezza nello sperare che altri risolvano i problemi comunitari. L’attuale deludente quadro sociopolitico locale, regionale e nazionale è il risultato degli errori culturali e politici denunciati, senza mezzi termini, dal nuovo umanesimo sociale di Papa Francesco.

L’invito rivolto ai movimenti popolari a non ripiegare, come «meri amministratori della miseria presente » suona come un appello a risvegliarsi contro l’indifferenza e l’ingiustizia, la paura e la disperazione alimentati da tanti falsi profeti dell’attuale orizzonte globale.

di Gerardo Salvatore edito dal Quotidiano del Sud