Il ritorno in campo di Berlusconi 

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I partiti affilano i coltelli in vista delle prossime elezioni politiche. Tuttavia, su di esse grava una grande incognita: il fattore B (come Berlusconi), destinato a pesare sulla campagna elettorale e sul risultato elettorale. L’ex Cavaliere, decaduto da senatore, sta conducendo infatti sotto traccia una battaglia sotterranea e complicatissima. E, se quella con la magistratura è stata la partita della vita, quella per la candidabilità è la partita della sua resurrezione.

Ovviamente, la sua eventuale (ma non probabile) presenza diretta alle politiche, oltre che a costituire una clamorosa rivincita personale, servirebbe a galvanizzare gli entusiasmi di un centro-destra incoraggiato dai sondaggi e ad accrescere le sue possibilità di vittoria. La battaglia berlusconiana si dipana lungo un itinerario disseminato di date ravvicinate. Intricato di scadenze, di deliberazioni e di possibili colpi di scena. Ne deriva un puzzle abbastanza imprevedibile.

Un elemento interessante e poco noto è che Berlusconi e il governo italiano hanno raggiunto mesi fa un accordo (in vista di possibili, nuovi Nazareni?) in base al quale la decisione definitiva sul suo caso sarà presa in un unico grado di giudizio dalla più alta istanza giudiziaria della Corte per i diritti umani, la Grande Chambre. Una decisione che, non prevedendo appelli, è comunque destinata a favorire la possibilità – se tutto andrà come sperato dall’interessato – che l’ex cavaliere coltivi le speranze di rientrare in parlamento. Cioè di candidarsi alle politiche. Tenterebbe di ottenere magari un’ammissione con riserva in attesa della pronuncia di Strasburgo. In mancanza, sarebbe pronto a gridare al complotto comunista. E a scatenare l’inferno in caso di diniego.

La sentenza dovrà stabilire in via definitiva se il Senato italiano ha sbagliato o meno nell’applicare la legge Severino all’ex Cavaliere e nel sancire la sua decadenza da senatore a seguito della condanna definitiva per frode fiscale. Essa non arriverà subito (la prima udienza è fissata per il 22 novembre ). La stessa Corte di Strasburgo ha infatti reso noto che “é improbabile che i giudici comunichino la sentenza prima di febbraio 2018 e probabile, invece, che possano farlo prima dell’estate”. In questa prospettiva, assume particolare rilievo la data delle elezioni. Essa potrebbe incrociare proprio la comunicazione del responso europeo.

L’altra condizione da far realizzare è che la sentenza della Corte dovrebbe far seguito in tempi rapidi la conforme pronuncia del Senato. Che avrebbe comunque la facoltà di decidere diversamente. I tempi ristretti costituiscono un problema molto serio, nonostante l’atteggiamento forse non ostile del pd (il cui leader sembra perseguire un altro Nazareno).

Così, parlare di una vera e propria corsa ad ostacoli per Berlusconi non appare esagerato! Più lineare e realistico appare il piano B elaborato dall’ex Cavaliere. Infatti, il giorno della festa della donna (coincidenze del destino!) 2018, l’8 marzo, scadranno i tre anni dal fine-pena dopo i quali può ottenere dal Tribuale di sorveglianza la riabilitazione, nella quale spera anche per il suo comportamento corretto. E, con la riabilitazione, potrebbe ricoprire di nuovo tutte le cariche che non richiedono lo status di parlamentare. Quindi anche, in teoria, quelle di premier o di ministro. In ogni caso, anche per la prevedibile potenza di fuoco politico e televisivo con cui sarà presentata, la vicenda di Berlusconi – che la candidabilità gli venga riconosciuta oppure negata – rischierà comunque di apparire in campagna elettorale come una clamorosa coartazione dei diritti di un leader dell’opposizione!

di Erio Matteo edito dal Quotidiano del Sud