Il ruolo della società civile

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Gli effetti negativi dell’attuale crisi climatica non è solo oggetto di controverse discussioni a livello scientifico e istituzionale, ma costituisce anche una diffusa preoccupazione tra i coltivatori agricoli che, tutte le domeniche, vendono i loro magnifici prodotti orticoli in Piazza Kennedy di Avellino. Ascoltando questi bravi orticoltori dei comuni irpini, la semina del grano, quest’anno, registra un notevole ritardo per la mancanza di piogge autunnali che assicurano un sufficiente grado di umidità per la normale germinazione dei chicchi di grano. Questi ritardi, sommati alla mancanza di fornitura del grano ucraino, costituisce un motivo di fondata preoccupazione, per la crisi della fondamentale risorsa alimentare. Frattanto, dal 6 al 18 novembre, in Egitto, si terrà la COP 27, con la partecipazione dei capi di stato e di governo compreso Giorgia Meloni: si tratta di una presenza di oltre 100 leader di tutto il mondo. Si tenterà di decidere, in concreto, le linee direttive per contrastare i cambiamenti climatici con efficacia, facendo anche un bilancio rispetto agli impegni assunti come la COP 26 di Glasgow. L’allarme sui disastri ambientali è noto: giugno 2022, Bangladesh, 4 milioni di persone sono rimaste intrappolate a causa delle inondazioni, 63mila gli sfollati e 25 le vittime. Agosto 2022 in Pakistan, le piogge monsoniche si sono intensificate e hanno colpito 33 milioni di persone: oltre 1500 le vittime mentre 6,4milioni di persone hanno avuto bisogno di assistenza umanitaria; più di 719 mila i capi di bestiami morti. Settembre 2022, nelle Marche l’alluvione, tra la notte del 15 e 16 settembre, è costata la vita a 11 persone. Si stimano due miliardi di danni alle strutture, ai quali ne vanno aggiunti altri 2 necessari per la messa in sicurezza del territorio. Il problema, quindi, non è solo di far fronte ai cambiamenti climatici, ma anche la necessità di intervenire e rispondere in modo rapido ed efficace in caso di disastri. Per questo il 13 ottobre u.s. le Nazioni Unite hanno proclamato la “Giornata Internazionale per la Riduzione dei Disastri”. Dal 2019, Regina Catambrone, direttrice e co-fondatrice dell’ong MOAS, ha concretamente iniziato a lavorare in Bangladesh, sull’enorme pianura alluvionata, attraversata da più di 700 fiumi, dove la morte per annegamento costituisce la principale causa di morte tra i bambini di età compresa tra 1 e 17 anni. A fronte di questa drammatica situazione idro-geologica si è fatto ricorso alla formazione diretta sul campo. Dopo una breve informazione teorica ai volontari interessati viene insegnato come usare un sacchetto da lancio e un anello galleggiante con ciambelle di salvataggio. Anche in Italia, tra i tanti progetti di comunità, in provincia di Milano, è attivo il progetto “Foaresta MI” con l’obiettivo di piantare 3 milioni di alberi e arbusti nella città Metropolitana di Milano entro il 2030. È un progetto che nasce da una emergenza ambientale, quella della città Metropolitana e della Pianura Padana, legata alla qualità dell’aria. La forestazione urbana può contribuire, grazie alla piantagione di alberi e arbusti, al miglioramento della qualità dell’aria. Sono 55 su 133 i Comuni della città Metropolitana che hanno finora sottoscritto un protocollo di intesa per lavorare con Foresta MI. Queste significative e concrete iniziative dimostrano, ancora una volta, che sono le comunità, la società civile, che si muovono concretamente in spazi emergenziali dove la politica e le istituzioni si baloccano in proclami populistici a favore dell’ambiente. Lo stesso sta avvenendo per una pace giusta e duratura in Ucraina.

di Gerardo Salvatore