«La Bcc di Serino e la fusione? Ogni banca deve fare la sua scelta liberamente»

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La Bcc di Serino sta attraversando una fase di grande tensione, con un Cda diviso sull’ipotesi di fusione per incorporazione con Salerno e Battipaglia, e con un’assemblea straordinaria dichiarata sospesa,  di fatto sciolta per il mancato raggiungimento del numero necessario di Sì.  Ne abbiamo parlato con il direttore della Bcc di Aquara, Antonio Marino, il cui istituto non ha optato per la fusione.
«La BCC di Aquara ha sempre detto che – fino a quando sarà possibile – non vuole fare fusioni perchè ogni fusione porta con sé un margine di turbolenza operativa, per non dire altro. In effetti, con la fusione si tratta di far diventare omogenee due aziende che non lo sono. E questo non è facile, a prescindere dagli attori in campo. La fusioni devono portare valore aggiunto non toglierlo. La riforma non ci obbliga a fare fusioni. Il mercato forse si. Abbiamo tutti bisogno di maggiori volumi per fronteggiare il calo della redditività in presenza di questa deflazione nazionale e dei tassi negativi. Se si pratica una buona gestione e si riducono i costi, possiamo sperare di poter continuare ad esistere, pur restando piccoli. Il bilancio del 2016 della BCC di Aquara è la testimonianza, ancora una volta, di quello che dico e, spero, possa, Dio piacendo,  perpetrarsi negli anni futuri».
Crede che la federazione stia rendendo le cose più semplici, stia adeguatamente coinvolgendo i soci? Non servirebbero politiche più vicine agli associati?
«La Federazione Campana delle BCC si comporta – a livello politico – sempre più in modo incomprensibile. Non riesce ad essere la casa comune di tutte le BCC, non riesce a produrre iniziative che ci facciano sentire orgogliosi di far parte di tale organismo. Purtroppo è un organismo anche molto costoso per le nostre BCC. Già da qualche anno la BCC di Aquara ha proposto che i ruoli-guida della Federazione fossero assegnati ai rappresentanti delle BCC più in salute con i loro bilanci. Purtroppo questa nostra proposta non è passata. Sono convinto che ci sarà sempre più bisogno delle Federazioni locali purché siano capaci di tutelare interessi regionali».
Come preservare l’identità di banca di un territorio?
«Semplicemente con la sana e prudente gestione. Le difficoltà sono tantissime. Le banche sono la risultante dell’economia nazionale e regionale. Nessuno ha la bacchetta magica. Dobbiamo coinvolgere maggiormente i nostri soci, dobbiamo incrementare il numero dei soci. Solo così, forse, resteremo più legati al nostro territorio. L’Italia, ed il nostro Sud in particolare, ha sempre più bisogno delle BCC; di quelle piccole banche che, giudiziosamente,  ancora danno poco a molti e non molto a pochi…
Giusto pensare ad altre ipotesi, come pensano i soci sostenitori del No, come ad esempio  la fusione con la Bcc di Flumeri?
Non conosco approfonditamente la realtà delle due BCC ma bisogna far scegliere liberamente i Soci delle banche. Molte volte le scelte dei CdA sono "pilotate" da obiettivi individuali più che collettivi. Certamente non è il caso della BCC di Serino ma la cosidetta "ragion di stato" tende sempre più a scemare in ogni ente o istituzione della nostra amata Italia».

L’appello di Bankitalia ad aderire ad una delle due capogruppo,  quale valutazione utile può intercettare dai diretti interessati che inevitabilmente dovranno fare la loro scelta?
«Banca d’Italia ha solo detto di fare in fretta e ci ha dato delle date. Il resto era già scritto nella legge. Ogni BCC può e deve fare la sua scelta liberamente. Per fortuna c’è da scegliere tra due gruppi, il che è sempre meglio di un gruppo solo. Il pluralismo non è mai un limite, semmai una virtù».