La cultura: centro di gravità permanente

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Il 2021 anno di Resistenza, fra successi e addii

Di Vincenzo Fiore

«Il cinema non serve a niente, però ti distrae. Ti distrae dalla realtà. Perché la realtà è scadente», intorno a questa citazione felliniana gira il senso dell’ultimo film di Sorrentino È stata la mano di Dio, pellicola che potrebbe valere il secondo Oscar al regista partenopeo. Ma è sempre intorno a quella frase che gira l’intero senso dell’arte, unico vero balsamo dell’esistenza. Lo sapeva già Aristotele nel IV secolo a. C. quando introdusse nel libro della Poetica il concetto di catarsi oppure Pascal quando – seppur in senso critico – vedeva l’uomo dipendente dal divertissement, inteso come allontanamento dal reale. Se il 2020 è stato l’anno più duro per l’umanità dopo la Seconda guerra mondiale, anno in cui la cultura è stata una vittima collaterale dell’emergenza sanitaria, il 2021, con tutti i limiti dettati dalle circostanze, ha significato in qualche modo resistenza. Sì, resistenza e non resilienza o altre parole scarne di significato che, per moda o per edulcorazione, servono al potere e a chi lo racconta per eludere i problemi. Il 2021 infatti è stato l’anno della resistenza della libraia che lotta contro il grande distributore, della resistenza del cinema che offre uno spazio di socializzazione contro la chiusura solipsistica delle piattaforme streaming, della resistenza dei lavoratori dello spettacolo, della cultura e dell’editoria che nonostante tutto sono riusciti a ripartire.

Roberto Calasso

Accanto alla parola editoria, il pensiero non può che andare a Roberto Calasso, l’uomo che ha reso grande Adelphi, scomparso il 28 luglio scorso, l’intellettuale che ha donato al pubblico italiano quello che è uno dei migliori cataloghi al mondo, tanto da poter essere accostato per qualità e visione alle Éditions Gallimard di Parigi. Calasso ha avuto il merito di frapporsi in un panorama editoriale ideologizzato, di portare in Italia e di far riscoprire autori quali: Heidegger, Kafka, Mann e Pessoa, solo per citarne alcuni. Questo che sta per andare via, è stato anche l’anno della fine di un ciclo che ha avuto inizio nel 2006 con un libro e si è concluso da una settimana con la quinta stagione della serie, quello di Gomorra. Un ciclo che ha appassionato lettori e cinefili anche di oltreoceano, trovando però spesso l’opposizione e la critica provinciale, come se la presenza della malavita in un territorio fosse una responsabilità di uno scrittore e non certo di istituzioni colluse, politica corrotta e mancanza di investimenti nell’istruzione. Chi ha criticato, adducendo spesso motivazioni anche valide, ha ignorato che in territori fragili una delocalizzazione di una multinazionale o un taglio alle risorse scolastiche ha delle ripercussioni più pericolose e profonde di qualsiasi proiettile reale o cinematografico. Denunciare e accendere i riflettori su situazioni che si nutrono di ombre, non solo non è mai sbagliato, ma è anche necessario. Questa in fondo era la lezione di Giancarlo Siani, interpretato magistralmente sul grande schermo da un talentuoso attore scomparso troppo presto: Libero De Rienzo.

 Gomorra 5 – La serie

Il 2021 ha visto proliferare no-vax e complottisti, ma la risposta straordinaria della scienza, quella vera, è stata l’attribuzione del Premio Nobel per la fisica a Giorgio Parisi che ha indagato e compreso quelle che chiama «le meraviglie dei sistemi complessi». Infine, questo potrebbe essere ricordato anche come l’anno della scomparsa di Franco Battiato, ma non sarà così, perché uno come Battiato non muore mai, al massimo smette solo di scrivere canzoni.

 Franco Battiato