L’appello del vescovo ai giornalisti: “difendete le istituzioni”

0
1118

E’ un appello alla responsabilità quello che lancia il vescovo di Avellino Arturo Aiello in occasione del confronto con i giornalisti al Palazzo Vescovile, nella giornata dedicata a Francesco di Sales, patrono degli operatori della comunicazione. “Il giornalista – spiega Aiello – non dovrebbe mai dimenticare la responsabilità che ha nel dare una notizia. Poiché le parole hanno un peso e i giornalisti hanno il compito di formare e perforare. Non esiste mai una perfetta aderenza tra comunicazione e verità dei fatti ma il problema non è solo quello del controllo della veridicità dei fatti raccontati, è anche dell’effetto che può avere questa o quella notizia. Oggi i giornalisti che operano in televisione conoscono solo una regola, la velocità della comunicazione, come se non ci fosse tempo da perdere ma lo stesso modo in cui si comunica finisce per trasmettere ansia”. Aiello ricorda le fasce deboli che non hanno gli strumenti adeguati per interpretare una notizia “Troppe persone sono a rischio. Non dobbiamo mai dimenticare che non si comunica mai per demolire o uccidere. La nostra comunità ha un alto tasso di suicidi e molti di questi suicidi rientrano in un circuito di messaggi subliminali, un circuito che finisce con l’essere dannoso. La domanda che dobbiamo porci è se, dunque, la verità è sempre sostenibile. Il rischio da evitare è quello di cadere nel nudismo psicologico, nel voyeurismo, nella sindrome del Grande fratello. E’ importante che ci sia spazio anche per l’immagine. Certo, non possiamo dimenticare che il giornalismo è anche un’industria, deve rispettare una sua moralità ma deve restare fedele anche alla logica della produttività, del guadagno. Tuttavia, questo obiettivo non può essere perseguito, guardando dalla serratura. Mai la privacy è stata così vilipesa come in questo momento”. Di qui la richiesta rivolta agli operatori dell’informazione: “Non entrate in questo circolo del marcio, in cui tutto è corrotto ma cerchiamo di riscoprire anche esempi virtuosi. C’è bisogno di ricordare quella che è l’ecologia della notizia, che le notizie che pubblichiamo hanno sempre una ricaduta sociale. Dobbiamo sentire con forza questa responsabilità. Il giornalismo è ancora oggi il quarto potere e il pericolo è che, a furia di picconate, non resti nulla. Ecco perché dobbiamo difendere le istituzioni, che possono essere guidate da uomini indegni ma che hanno un valore in sè, perché frutto di conquiste. Si tratta di promuovere nei giovani e meno giovani l’amore della Repubblica”. A sottolineare l’importanza di una comunicazione che non si allontani mai dal rispetto della dignità è anche il direttore del Quotidiano del Sud Gianni Festa: “Oggi l’editoria è in crisi, non ci sono più grandi maestri, basta un click per fare un giornale ma al tempo stesso la carta stampata, gli organi di informazione possono ancora svolgere una funzione di monito alle istituzioni”. Sulla stessa linea il giornalista Norberto Vitale che sottolinea come lo stesso giornalista finisca per essere un anello debole, schiacciato dagli effetti della globalizzazione, di qui la necessità di recuperare etica e responsabilià, di un giornalismo che riconquisti la credibilità, che non mistifichi la realtà ma sia consapevole della debolezza dell’animo umano. Un appello ribadito anche da don Gerardo Capaldo. Numerosi gli interventi nel corso dell’incontro del dibattito, a prendere la parola Fausto Baldassarre, Mario Di Vito.