Messa a dimora, Preziosi e il distacco dalla madre per diventare “pianta fertile”

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“La poesia non può essere didascalica, deve limitarsi ad evocare, a generare nuove connessioni tra ambiti semantici differenti, a suggerire immagini, l’interpretazione è sempre legata alla soggettività di chi legge”. A sottolinearlo Federico Preziosi, fondatore del gruppo di poesia Facebook “Poienauti”, moderatore di “Poeti Italiani del ‘900 e contemporanei” e portavoce della Comunità Poetica Versipelle, nel presentare ieri, presso la Mondadori Book Store, la sua ultima raccolta “Messa a dimora”, Controluna Lepisma Filoema edizioni. A dialogare con l’autore Maria Consiglia Alvino.  Filo conduttore della sua produzione è ancora una volta l’idea del materno, come in già Variazione Madre, il poema della fusione del figlio con la madre, dell’identificazione con l’Altro.  Ma questa volta per prendere coscienza dell’inevitabile distacco. “Il materno è per me – spiega Preziosi – non solo il legame con chi ci ha partorito da un punto di vista biologico è metafora della creazione in un senso più ampio, omaggio a chiunque ci abbia rigenerato in maniere molteplici, alla poesia stessa, all’arte che viene creata ed essa stessa crea, nella speranza di poter diventare io stesso pianta fertile”. “E’ un distacco – spiega – Alvino –  che diventa una forma di autoconsapevolezza, ci si rende conto di come anche l’idea di un ritorno alla madre sia un’illusione, non c’è altra strada che proseguire da soli il cammino, di qui la ricchezza polisemica della raccolta” .”Volevo ritornare nella pancia – si legge in “Tu ti vergogni padre”- senza l’ombra di un torto ma ho smarrito la via di casa ho smarrito/il figlio forse l’uomo”. Un distacco che non può non significare fare i conti col dolore, che comporta il distacco “Non c’è più il rapporto dialettico con la madre ma un dialogo dell’io con sè stesso. In questo processo anche il dolore acquista un senso”. Un sè stesso che si apre al mondo e a nuove forme di amore e relazioni. “Infine si asciuga la terra- si legge nella poesia che dà il titolo alla raccolta –  Seccato il nuovo solco dormiranno/nella messa a dimora le radici./Fittoni o fascicoli, non importa:/altri mali si ricordano/in un lessico da cui liberarsi,/lo stretto necessario da un meno che parla”.