Nasce la terza repubblica?

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Chissà se davvero i posteri giudicheranno la giornata dell’approvazione della riforma costituzionale storica in senso positivo, come ha entusiasticamente affermato il premier. Difficile per ora capirlo. Quello che è comunque apparso evidente agli italiani è stato il desolante, impressionante aspetto della Camera. Con la presenza della sola maggioranza, verdiniani compresi. E l’assenza di tutte le opposizioni, di destra e di sinistra. Un panorama e un clima visibimlente lontani da ogni barlume di entusiasmo e di condivisione. Forse anche un oscuro presagio per la nascita della Terza Repubblica, dopo gli esiti disastrosi della seconda? Il berluschino non è stato il primo a violare quello che è stato per decenni un precetto politico – costituzionale: che, per prevenire colpi di mano e rafforzare la fiducia dei cittadini nella democrazia, le regole del gioco dovessero essere varate con il consenso della gran parte delle forze politiche. Nel 2001, infatti, il centro-sinistra si intestardì a varare, a pochi mesi dalle elezioni, una riforma del titolo V della Costituzione pasticciata. Sbilanciata sul versante delle regioni. E fonte di incredibili contenziosi davanti alla Corte costituzionale. Il centro-destra tornato al potere non volle essere da meno. E varò una sua riforma poi bocciata dal referendum del 2006. Fu come se, per fissare le regole di una partita di calcio, ciascuna delle due squadre volesse farsene di proprie! Anche l’attuale premier ha voluto fare così. E in più è riuscito a vararne una – come direbbe Totò – quasi "a prescindere" dai contenuti. Ha volto in suo favore le attese frustrate dal fallimento dei tanti tentativi del passato. Tuttavia, nessuno sa bene verso quali lidi essa potrà approdare, perchè non è nata da un disegno organico. E’ stata, piuttosto, la risultante ondivaga e quasi casuale dell’inusitata iniziativa del governo (in una materia ritenuta tradizionalmente di competenza delle Camere) e dei rimaneggiamenti apportati in seguito a varie trattative politiche. Anche se sarà la sola Camera ad esprimere la fiducia al governo. molte leggi – approvate dalla sola Camera – potranno essere "richiamate" entro pochi giorni dal Senato. Tuttavia, la Camera a maggioranza qualificata potrà eventualmente rifiutare a sua volta le modifiche introdotte dall’altra Camera. Insomma, un ping-pong che porterà a veri pasticci, per le procedure diverse (più di una decina!) stabilite tra le leggi a seconda delle materieI Dio solo sa quello che avverrà quando si dovrà approvare un provvedimento riguardante ambiti diversi, come spesso accade, dal decreto-milleproroghe a qualche legge-omnibus! Altro grande pasticcio è che il Senato non sarà una vera Camera delle Regioni. Pur composto da prescelti fra i consiglieri (in base, però, a criteri che ciascuna regione sceglierà a proprio piacimento!), non avrà i poteri e le competenze che connotano le Camere regionali. Con la contraddizione che una assemblea legislativa dello Stato sarà composta da legislatori di altro livello territoriale. Con sotterranei conflitti di interesse. E con possibili corse all’immunità senatoriale! Insomma, nella migliore delle ipotesi, un guazzabuglio! Da cui emerge però, con evidenza, l’incredibile rafforzamento dei poteri dell’esecutivo e della sua influenza sul Parlamento. Già oggi, infatti, il governo legifera molto. Anzi, troppo! Tra decreti-legge, leggi-delega e continue richieste di fiducia (anche su emendamenti oscuri, come si è visto nel caso-Guidi) impone le sue scelte a un Parlamento trasformato da organismo legislativo in votificio di provvedimenti altrui! E il combinato disposto della riforma costituzionale e dell’Italicum segna indubbiamente il punto di svolta. Non si è mai visto un sistema, ancora nominalmente parlamentare, in cui la maggioranza nell’unica Camera legislativa viene costruita grazie ad un enorme premio di maggioranza. Con l’alterazione, quindi, di ogni criterio di proporzionalità e di rappresentatività! Ne scaturisce un regime di tipo sudamericano, con la creazione della figura di un caudillo. Insofferente verso ogni istituzione che si frapponga tra il popolo e lui. Titolare – di diritto o di fatto – di un potere enorme, accresciuto dallo scarso senso civico dei cittadini, dalla quasi totale assenza di stampa indipendente e dai legami con lobby e poteri forti. Sottratto a qualunque vero controllo politico perchè dominus dell’esecutivo e padrone di un parlamento asservito e intimorito, grazie a maggioranze create con espedienti di ingegneria elettorale! Rispetto a questi rischi concreti, c’è solo da sperare che gli italiani, per una volta nella loro storia, sappiano moblitarsi!
edito dal Quotidiano del Sud