Ricordando Rispoli, dal “beat” alla difesa elegante della parola

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Il rassicurante zio Luciano, convolato a nozze con la sua  cara  Teresa, con rito nuziale celebrato da Padre Pio,  prima di essere rassicurante padrone di casa dei salotti televisivi,  è stato un “buttafuori” alle prese con i ragazzi del Piper!

Quella che sembra una contraddizione fa riferimento alle prime esperienze autoriali del calabrese Luciano Rispoli, classe 1932, che il 12 luglio avrebbe compiuto 89 anni. Vincitore di un concorso per radiocronisti, ventiduenne, era già in Rai, provinato da Vittorio Veltroni, realizzando il “Buttafuori”, programma alla ricerca di talenti, preludio di quella “Corrida” che pure ideò alla radio con Corrado, mentre seppe essere abile mediatore perché gli umori giovanili filtrassero dal Piper negli studi radiofonici della Rai,  raccolti  da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni con la loro “ Bandiera gialla” che faceva riferimento all’avvistamento, lontano dal porto, di navi cariche di giovani che, sedotti dalla Swinging London, animarono la Swinging Rome.

L’esperienza di Rispoli in Rai appare davvero caleidoscopica, perché seppe essere brillante responsabile del settore rivista e varietà, scoprendo i talenti di Maurizio Costanzo, Raffaella Carrà, Paolo Villaggio ma anche direttore per ben 10 anni del Dipartimento Scuola educazione.

La sua profonda sensibilità culturale lo indusse ad avvicinare il mondo accademico alla televisione, come dimostra la triennale esperienza dall’85 all’88  di “Parola mia”, con Anna Carlucci ed il Prof . Gian Luigi Beccaria che, come ricordano alcune delle sue pubblicazioni , seppe cercare “Tra le pieghe delle parole” tutti i rapporti tra “Letteratura e dialetto”, “Italiano ed inglese nel mondo globale” cercando di capire , seguendo “ Le orme della parola”, Dove va la lingua italiana”. L’esperienza, riuscita, fu riproposta agli inizi degli Anni 2000 con una giovane Chiara Gamberale.

A Rispoli va riconosciuto il merito di avere saputo utilizzare eventi culturali nazional popolari come il Giro di Italia per realizzare programmi di divulgazione culturale come “ La grande corsa” , in cui, affiancato dalla Prof.ssa Fernanda Gregoli, invitava i giovani a redarre testi su regioni e città italiane, mentre il Festival di Sanremo lo indusse a realizzare “La più bella sei tu”, per andare alla ricerca, tra amarcord di vario genere, del più bel brano festivaliero.

Spetta, però,  al “Tappeto volante”, fortunato  programma di Telemontecarlo, il merito di avere restituito al pubblico, dal 1993 al 2000 l’immagine più cordiale ed affabile di “ Zio Luciano” che, con familiarità e competenza, ha accolto nel suo salotto televisivo per 7 anni ben 2500 ospiti. Nel suo salotto televisivo si sono alternati politici, giornalisti, cantanti indimenticabili come Mia Martini che, con estrema semplicità,  duettò con la giovane Rita Forte che zio Luciano volle per diverse edizioni  come pianista del programma, insieme con Melba Ruffo.

Il successo del programma fu tale che arrivarono anche “ Le mille e una notte del tappeto volante”, conversazioni in tarda serata con ospiti illustri come Rita Levi Montalcini, che, come ha ricordato  Mariano Sabatini, strettissimo collaboratore di Rispoli, oggi autore affermato di romanzi e saggi come “ Scrivere l’infinito”, era una donna di estrema eleganza nei modi e nel vestire.

A Rispoli sono pervenuti diversi riconoscimenti come il Premio “ Cesare Marchi”, consegnatogli  da Indro Montanelli, in memoria dell’autore veronese  autore di “ Impariamo l’italiano “ e di “ Siamo tutti latinisti”.

Alla cura per  una televisione curata e rispettosa del pubblico così come per la lingua italiana Rispoli ha davvero dedicato il tempo della sua vita che egli sentiva di vivere appieno soprattutto con la spia delle telecamere accese come ebbe a dichiarare in una delle sue ultime interviste: “ Il mio pacemaker funziona perfettamente quando sono in onda”!

Serbarne la memoria, intestandogli magari un concorso nelle scuole e gli studi di Via Asiago, come suggerito da Fiorello, significa difendere il gusto per un linguaggio curato e per un sapiente intrattenimento, di cui è stata sua esemplare allieva anche la Raffaella nazionale, scomparsa in questi giorni ed  alla quale egli  in gioventù diede un “microfono a tracolla” per realizzare interviste perché far maturare i talenti è predisposizione normale delle persone perbene.

Pellegrino Caruso