Sanremo, vince Angelina, secondo posto per Geolier ma in tanti contestano la vittoria. Al televoto plebiscito per il rapper

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Una vittoria contestata quella di Angelina Mango al festival di Sanremo con “La Noia”. Contestata perchè la classifica del televoto se l’era aggiudicata il rapper napoletano Geolier con ben il 60% delle preferenze per il brano “I p’ me, tu p’ te” mentre la Mango si era fermata al 16,1%. A decretare la vittoria di Angelina un regolamento sempre chiaro sin dal primo momento: anche se hanno votato milioni di persone e Geolier ha surclassato tutti gli avversari con il 60% del voto da casa, per stilare la media voti finale e complessiva si è tenuto conto del 33% del peso dei giornalisti della sala stampa e del 33% dei giurati che coprono quasi 200 emittenti radiofoniche sul territorio nazionale con il televoto vale per il restante 34%. Ecco perché è stato possibile sovvertire, in qualche modo, il plebiscito che il rapper aveva ottenuto da casa: soltanto per un terzo possono incidere i fan e la gente comune, l’altro 66% si divide nel modo che abbiamo appena descritto con la Mango che ha superato di una sola posizione Geolier che dal primo posto è “retrocesso” in seconda posizione con l’ideale medaglia d’argento.

Un secondo posto che lascia l’amaro in bocca dopo i fischi dal pubblico dell’Ariston per la sua vittoria nella serata delle cover e duramente criticato per il testo interamente in napoletano. Il cantante ha abbracciato la ‘rivale’ nel dietro le quinte, poi ha pubblicato una storia su Instagram in seguito al risultato del televoto. Tra loro non c’è nessuna rivalità.

Nella storia si mostra sorridente e appare sereno per il risultato della classifica, che ha premiato Angelina Mango con il primo posto. Poi, a tarda notte, un breve video di ringraziamento a tutti coloro che l’hanno sostenuto nonostante le polemiche: “Ragazzi, grazie mille a tutti. È stato tutto bello, abbiamo imparato tanto. Finalmente è finita, adesso voglio solo tornare a Napoli”.

Una polemica proseguita sui social con schieramenti contrapposti pro e contro il verderetto finale del festival

“Ricapitolando – scrive la poetessa Emanuela Sica – Angelina Mango, che è una bravissima artista, anche se la canzone non era eccezionale, ha avuto il plebiscito della sala stampa. Geolier, che ha talento ed è amato dal pubblico, anche se la canzone non era eccezionale, ha sbancato al televoto. Fatta questa premessa mi dovete spiegare a che serve mettere il voto del pubblico da casa se è sempre e comunque la sala stampa che decide chi vince il Festival? Lo mettono solo per “rubare” stavolta il termine ci sta bene…soldi alle persone che mandano i famosi 5 sms da casa? Chiedo”

“Mi è piaciuto tantissimo Ghali – scrive la docente Margherita Faia – che ha portato una sua narrazione musicale e di contenuti sul palco. Ma siamo un Paese provinciale, che resta al “canta che ti passa”, ed una sala stampa, che penalizza tantissimo un artista innovativo come lui, che ha un progetto musicale legato al genere a cui appartiene, non fa un buon servizio all’ obiettività. A Sanremo, tranne pochissime eccezioni, deve vincere il politicamente corretto o l’aurea mediocritas. Anche Bertè e Diodato sul mio podio ideale”.

“Leggere i dati e capire che alla fine nessuno – sottolinea l’inviato di Striscia Luca Abete – né la giuria popolare (il televoto) né la sala stampa, ha votato il cantante o la canzone come sarebbe stato giusto. I primi hanno sostenuto più uno spirito di appartenenza, la voglia di far vincere un territorio, una identità, facendo prevalere quel desiderio di “portare a casa la vittoria” ad ogni costo. I giornalisti invece hanno votato contro un cantante o forse contro un sistema di mobilitazione collettiva ritenuta inappropriata, sproporzionata, sostenendo quella che per loro era la “degna vincitrice” riscrivendo (dopo il caso di Ultimo qualche anno fa) una pagina davvero indegna e tutt’altro che gratificante.
Al di là delle considerazioni che lascio a voi, credo sia chiaro il fallimento di chi questo sistema lo ha ritenuto idoneo. Mi rattrista pensare infine che siamo stati capaci di uscire, anche da un Festival della canzone, ancora più divisi e frammentati in stupide fazioni”.
“Le radio …i nobili …la sala stampa …l’aristocrazia …il televoto … – spiega Guido Nazzaro . – il popolo. Un po’ di anni fa pensavo sì fosse superata questa idea di democrazia.Questa valutazione va naturalmente oltre il discorso di chi ci piace”
“Se si smette di bilanciare il voto popolare con quello di altri tipi di giurie – sottolinea la giornalista Rosaria Carifano – non c’è bisogno di fare 5 giorni di festival: attribuiamo la vittoria di default a chi ha più follower e chiudiamo la baracca; un voto popolare di massa indirizzato per “principio” e non spinto dalla riscontrata qualità di un’esibizione o della canzone, è drogato tanto quanto quello delle radio che puntano solo sul TUNZ-TUNZ; se il regolamento lo consente, le canzoni in dialetto hanno la stessa dignità delle altre in gara e non dovete rompere le scatole”