Scatti d’Irpinia, un viaggio emozionale capace di costruire comunità. Celli: è cambiato lo sguardo verso questa terra

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“Tocchiamo con mano ogni giorno come sia cambiato lo sguardo verso l’Irpinia, si comincia ad avere consapevolezza delle sue bellezze. E’ questa la soddisfazione più grande”. Lo sottolinea Francesco Celli di Info Irpinia nel presentare alla Biblioteca Provinciale la seconda edizione di “Scatti d’Irpinia”, frutto della sinergia tra Terebinto e Inforpinia “Il volume raccoglie alcune delle più belle immagini del concorso fotografico Emozioni d’Irpinia’ che, anche quest’anno, ha visto la partecipazione di circa 1600 foto. Alle immagini dei paesaggi si accompagnano i versi di Emilia Dente. E’ un volume che riunisce linguaggi capace di parlare all’anima. Il successo del volume nato nel 2020, quando il Covid faceva paura, mi ha convito a riproporre l’iniziativa. Un concorso come questo diventa anche uno spazio di confronto per chi è appassionato di fotografia e d’Irpinia. Abbiamo festeggiato i dieci anni e sono orgoglioso di poter affermare che siamo riusciti a creare una comunità. Le fotografie realizzate sono al tempo stesso uno strumento efficace di promozione del territorio”. E’ Emilia Dente a spiegare come “Ad emergere dalle immagini sono le sfumature dei luoghi, a prendere forma sono storie legate ai paesaggi d’Irpinia, dalla ferrovia Avellino Rocchetta all’emigrazione. Questo volume è uno strumento comunicativo forte, una tempesta perfetta che abbina il lampo dell’immagine al tuono dei versi, da questa tempesta perfetta scaturisce l’emozione. La sfida è quella di portare progetti come questi nelle scuole, ci abbiamo già provato in passato con buoni risultati”.

L’editore Ettore Barra sottolinea come il volume rappresenta l’incontro tra “due percorsi che hanno fatto parte della mia vita, quello di editore nato dalla volontà di riscoprire la memoria d’Irpinia e la passione per questa terra che parla solo a chi sceglie di portare avanti una ricerca e non si ferma alla superficie, dai borghi alle cascate”. E ricorda come la scelta del nome Terebinto per la sua casa editrice non sia stata casuale “Terebinto è il nome di un arbusto palestinese capace di crescere nel deserto, mi piaceva la forza di questa immagine”.  E’ quindi Celli a rilanciare l’auspicio che “Scatti d’Irpinia diventi un invito a innamorarsi di questa terra incantata che non finiamo mai di conoscere e che i nostri tour offrono la possibilità di scoprire”. Ad essere premiati nel corso dell’incontro, moderato dal giornalista Gianluca Amatucci che ricorda i sacrifici che hanno scandito il percorso di associazioni come InfoIrpinia, Pellegrino D’Argenio con il suo omaggio a Bagnoli, Pasquale Battaglia con il suo racconto di Quaglietta, Domenico Tavolozza con Conza della Campania, Maria Lohresca con Fontanarosa, Ambra Tartaro con Bagnoli, Francesco Rinaldi con Calitri, Orlando Catalano con Calabritto, Nicola Milano con Sant’Angelo dei Lombardi, Fabrizio De Marco con Chianche, Carmine Amatiello con Summonte, Alessandro Manzo con Candida, Fabio Di Grezia con Volturara, Andrea Tavolozza con Montella, Angelo Capone con Montella, Mariella Di Stasio con Caorano, Ludovica Carfagno con Rocca San Felice, Pietro Pia Ciampa con il suo omaggio al monte Partenio, Deborah Santiago con Bagnoli Irpino, Salvatore Diana con Avellino. Così ad accompagnare l’immagine di Conza e della ferrovia Avellino Rocchetta è un richiamo al dolore dello spopolamento “Quando i figli vanno via/il lupo ulula piano/sanguinano le cicatricei/nelle piaghe dei monti/si accendono ceri/ad ogni dio lontano” mentre Chianche sembra svettare da un mare di nebbia con le guglie delle sue chiese “scialle imbiancato/di soffice bruna/è l’alito del Dio/che in cime attende/ e stringe tra le mani/i monti e il mare”. Di forte suggestione anche Montella con la rupe della falconara “Sussurro di luce/carezza/le ossa del monte/nella gola del nome/è sepolto il suo nome e la rossa promessa/di un destino migliore”. L’immobilità e insieme la bellezza dei paesi emerge dalla foto di Quaglietta “all’ombra del campanile/sbadigliano le ore/nel sonno inquieto la vita brucia le pallide vene”