Sud, quella visione del futuro che manca

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Il Sud è l’area del Paese che sta risentendo maggiormente della crisi economica post-pandemica e la cartografia dei gruppi sociali maggiormente interessati dall’emergenza disoccupazione fa emergere, senza equivoci, che sono concentrati proprio nel Mezzogiorno. Se al Nord la povertà é piú diluita, nel Meridione d’Italia sono le famiglie piú deboli ad essere strette nella morsa di un’indigenza che si sta diffondendo a macchia d’olio. La condizione sociale ed economica che si sta sempre piú esacerbando da il senso di un “trincera – mento” degli italiani in quella che si puó definire “restanza”, si cercano di “sfruttare al massimo tutte le più nascoste ma solide componenti del modello pluridecennale che ha fatto l’Italia di ieri e anche di oggi”. Dunque, si stanno affrontando le criticitá di un tempo nel quale sará centrale il problema della sopravvivenza. A Sud la crisi pandemica ha avuto un impatto violento, drammatico, uno “tsunami”che si è abbattuto sulla vita di centinaia di migliaia di famiglie meridionali, appartenenti anche al ceto medio, spazzando via definitivamente non soltanto quelle poche certezze ancora esistenti fino a ieri ma anche fragili speranze per un futuro che oggi appare sempre più sfumato. Per non parlare di quel legame reciso tra politica e cittadini, “tra istituzioni politiche e soggetti sociali” che vivono ormai da “separati in casa”. Un quadro politico e sociale rabbuiante, quello che si sta delineando, una divaricazione che può generare poteri oligarchici, da una parte, e tentazioni di populismo, anche rancoroso, dall’altra. E ancora, da una parte, un’Europa senza anima a perseguire il solo rigore nei conti pubblici, dall’altra, i cittadini rimasti “soli” ad affrontare la crisi economica con “affannose” strategie di sopravvivenza. Insomma, come si diceva, viviamo in un Paese “trincerato”, che ha paura, e allo stesso tempo cerca faticosamente di “riposizionarsi”. Un Paese spaccato, alle prese con un generale impoverimento, soprattutto per chi vive al Sud, che è sempre più indignato e vede montare, di giorno in giorno, la protesta contro una politica messa ormai nell’angolo. La politica, in questi tempo di sfacelo esistenziale e di macerie sociali, ha smesso di percorrere i sentieri impervi e necessari di un progetto, di una “costruzione sociale”, per intravedere un orizzonte ora molto lontano, di avere una “visione” per un Paese che ha smarrito da tempo il proprio cammino verso il futuro. Un Paese senza sogni, senza un “semplice domani”, quello che ci resta. Nel frattempo centinaia di migliaia di persone sono precipitate nel baratro della solitudine esistenziale, abbandonate al loro destino, e ci resteranno se non ci sarà un sussulto vivo di chi aspira ad incarnare un qualsiasi visione di futuro per un Paese, purtroppo, profondamente malato. Non sarà facile uscirne, facendo tornare i conti di una realtà sociale che sta conoscendo soltanto quelli del rigore economico imposto sotto i colpi del cieco rigido potere finanziario, in questo freddo inverno della nostra democrazia.

di Emilio De Lorenzo