Sud sempre più solo

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Ci risiamo. Si parla di Mezzogiorno nell’aula di Montecitorio e la delegazione parlamentare meridionale è per la maggior parte assente. La stessa aula è semideserta. E’ avvilente. Stancamente si discutono le mozioni che hanno per oggetto il rilancio del Sud. Ciascuno dei proponenti ha il suo bel compitino scritto. E così c’è chi cita Gramsci, chi Dorso, chi gli illustri meridionalisti dei tempi che furono senza mai entrare nel vivo dei problemi. Già, c’è il masterplan di Renzi. Promesso, ma ancora avvolto nel mistero. Se ne discute da agosto, da quando la Svimez denunciò, con cifre raccapriccianti, che il divario Nord-Sud aveva raggiunto livelli non più sopportabili. Da allora il premier è stato più volte ospite delle regioni meridionali. e’ venuto per tagliare nastri e fare promesse o, peggio ancora, per prendersi meriti non certo del suo governo. Come per il caso Pompei o per la Reggia di Caserta, patrimonio che viene da lontano. in realtà Matteo Renzi è lontano dal Mezzogiorno. Non a caso nel dibattito parlamentare non si è fatto vedere. Il Sud che arretra è solo per responsabilità del governo nazionale? In parte è così. Altre responsabilità riguardano le regioni meridionali e gli enti locali territoriali. E, non ultimi, i cittadini del Sud a cui sembra tutto scivolare addosso. ci si aspettava uno scatto in avanti dopo le ultime elezioni per il rinnovo dei consigli regionali e la scelta dei presidenti-governatori. Per ora non c’è stato. Anzi, in Campania è in atto la peggiore lottizzazione del potere degli ultimi anni. De Luca che aveva messo in campo il rigore sulle scelte è costretto ad onorare un patto scellerato fatto con l’Udc, assicurando fette di potere a chi, tradendo Caldoro, gli aveva aperto la strada per essere eletto governatore. Non va meglio nelle altre regioni meridionali nelle quali la politica vola basso e gli interessi hanno il predominio. Senza parlare poi della resistenza della logica dei campanili, per cui ciascuno tenta di guardare al proprio orticello, senza la lungimiranza di un disegno complessivo dell’intera area meridionale. Allo stato la filiera regionale consegna solo una grande delusione. Come gli enti locali territoriali in cui resiste il fantasma delle Province e i comuni hanno dimostrato, con cifre alla mano, di non saper utilizzare le risorse europee messe a loro disposizione. E’ un paradosso: mentre il divario aumenta, i fondi europei finiscono in perenzione. Ed è qui che emerge il limite di una classe dirigente politica che si dimostra non all’altezza del compito. Parolaia e inconcludente. Proprio come è emerso dal dibattito parlamentare sul Mezzogiorno.

edito dal Quotidiano del Sud

di Gianni Festa