Tra Di Maio e Salvini i conti non tornano 

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Il Governo Salvini/De Maio presenterà in questa settimana in Parlamento il DEF, propedeutico alla legge di bilancio. Il vero e profondo cambiamento rispetto al passato è che la legge dovrà realizzare le promesse fatte in campagna elettorale (reddito di cittadinanza, Flat tax e abolizione della legge Fornero) il cui costo complessivo supererebbe i cento miliardi, ai quali bisogna aggiungerne più di altri dieci per bloccare l’aumento dell’iva, regalo che ci portiamo dietro dalla finanza “creativa” di Tremonti dei Governi di centro destra Berlusconi/Lega.

Le riforme, promesse al popolo, si dovranno fare a prescindere se ci sono o no i soldi e la crescita è aleatoria ed incerta. Prevale su tutto non perdere la faccia e fare quanto promesso, anche se tutto a debito. Perciò Di Maio minaccia il titolare del Tesoro, Tria, che “un ministro serio” deve trovare i soldi, Vogliono mandare a casa il Ragioniere generale dello Stato che manifesta le sue perplessità e, per bocca del portavoce di Conte, il grillino Casalino, vogliono licenziare i tecnici del ministero del Tesoro. Non è dato sapere, però dove vogliono trovare i soldi: forse dall’abbattimento degli sprechi, impresa non riuscita a cinque o sei valenti commissari dei precedenti governi.

Bisognerà, quindi, ricorrere …al trucco e al debito permanente. Come? Cominciando a chiamare le cose con altri nomi e creando i soliti nemici: Tria ed il ragioniere generale dello Stato e l’Europa, sperando che la buona massaia ci caschi ancora una volta e si accontenti delle balle dei due imbonitori. Il debito pubblico viene chiamato “flessibilità”; Il suo accrescimento “possibilità di sforare l’1,6%” del rapporto tra deficit e Pil; il condono “pace fiscale”. Convincere la buona massaia che si possano aumentare le spese e contemporaneamente diminuire le entrate è impresa impossibile ai comuni mortali, ma che il popolo del web pare volersi bere con la solita e disinvolta acquiescenza.

L’Italia ha un debito pubblico altissimo: oltre 2,300 miliardi ed in continua ascesa anche se ci siamo impegnati a diminuirlo del 20% all’anno fin dal 1992 e a raggiungere il pareggio di bilancio – inserito in Costituzione- entro il 2012. Invece il debito continua ad aumentare e il pareggio di bilancio si sta rivelando una chimera. Lo Spread (tasso di interessi in rapporto alla Germania), che sotto il governo giallo verde è cresciuto da 122,1 a 212,5 e si teme- come sottolinea Visco governatore della Banca d’Italia- possa schizzare molto in alto se si perde la fiducia dei mercati con una manovra in deficit, non preoccupa per nulla gli allegri due compari che parlano di una manovra “coraggiosa”.

La crescita è da anni inferiore alla media europea e le agenzie dii rating la danno in rallentamento. La manovra ha un costo di otre cento miliardi ed in cassa non c’è un euro. Anche se le uscite si spalmeranno su cinque anni non si potrebbero fare tutte a debito anche negli anni successivi senza una ricaduta sui servizi e lo stato sociale. Aumentiamo il debito nella illusoria speranza che una eventuale ripresa economica possa compensare le uscite e le diminuite entrate. La buona massaia ne dubita moltissimo, forse perché segue meno i social e, in compenso, legge qualche giornale, forse ha anche letto l’art. 81 della Costituzione ove è scritto che: “Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico: …” Da anni consideriamo che gli effetti del ciclo economico migliorino e facciamo leggi di bilancio in deficit, senza incidere minimamente sulle cause che limitano la crescita come una burocrazia elefantiaca, una giustizia civile dai tempi lunghissimi, una vera lotta alla criminalità organizzata, collusa con i poteri dello Stato e senza tassare la ricchezza a cominciare dagli enormi patrimoni e dalle rendite finanziarie. Altro che mandare a casa il ragioniere generale dello Stato, occupare la TV, fare leggi demagogiche e fasulle e prendersela con gli emigranti sollecitando le paure della gente che si vuole addirittura armare.

Bisognerebbe spiegare agli italiani (cosa che non fa la nostra ineffabile televisione di Stato!) che sulla manovra Salvini e Di Maio stanno vendendo merce contraffatta, come ha scritto Giannini su Repubblica. Ma si sa il popolo dei social è di bocca buona e odia i “professori”, i vecchi politici e la cultura. Lo scrittore Aldo Busi (vecchio militante di sinistra che ha votato 5stelle!) ha detto che gli attuali governanti non sono statisti ma statali che dovrebbero stare all’Anagrafe e non nelle più alte Istituzioni. Purtroppo per l’Italia e gli italiani ci stanno!

di Nino Lanzetta edito dal Quotidiano del Sud