All’arrembaggio dei laboratori convenzionati: il cartello affisso da metà mese davanti ad uno dei centri avellinesi dà il via libera, oggi, a tutti i pazienti che hanno atteso il momento in cui sarebbe stato assicurato il budget mensile. Da oggi, si salvi chi può. E fino a nuovo esaurimento dei fondi. Un massacro, in termini fisici e psicologici, soprattutto per le persone più fragili, dagli anziani ai pazienti affetti da patologie importanti.

Un massacro la folla, con tanto di furbi che si fanno avanti, in barba a quelli che intanto avevano aspettato già di prima mattina fuori dai laboratori ancora chiusi. Dal 17 al 31 marzo la vita delle persone si è dovuta fermare. E succede ogni mese. Certo, per chi può farlo. Altri, quelli che non possono aspettare la pastoie politico-burocratiche, devono necessariamente ricorrere al privato e pagare per intero la quota degli esami diagnostici.

La coperta dei soldi è sempre troppo corta. Il budget di ogni struttura in convenzione è insufficiente, la Regione non può assegnare i soldi perché mancano e per i vincoli del piano di rientro. E la corsa a ostacoli continua, nella solitudine di ogni persona. Fino a nuovo esaurimento dei fondi, che avverrà presto, anche questo mese.

Le liste di attesa
Anche qui, nulla di nuovo sotto il sole. Un esempio per tutti: un “semplice” controllo tiroideo presso l’Asl di Avellino ha bisogno di sei-otto mesi di prenotazione, se va bene. Si esce dalla stanza del medico dell’Asl, per andare subito a fare nuova richiesta per la prossima visita.

Gli errori: se sull’esenzione ti assegnano un altro codice  E’ successo anche questo, che, al rinnovo dell’esenzione allo sportello Asl di Atripalda per una patologia cronica, ci si ritrovi un codice del tutto diverso: A48 invece di A56. Il primo, indica la presenza di un tumore, il secondo una tiroidite. E questo è quello esatto, nel caso della paziente che ha vissuto questa esperienza. Errare è umano, ma certi sbagli lasciano il segno, quando ci si accorge che quella esenzione è per tutt’altro male. Flebili scuse all’accertamento della marchiana disattenzione, e via. Avanti così.