Dolore cronico: il ruolo dell’osteopatia

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Di Mariolina De Angelis

Il dolore cronico muscoloscheletrico rappresenta una sfida clinica difficile da affrontare. Essa è definita da un dolore persistente che può durare addirittura tre mesi. Il dolore è caratterizzato dall’alterazione della trasmissione dai centri nervosi superiori alla periferia. Da che cosa è innescato tutto ciò? Da un’alterazione dei processi encefalici che non hanno una connessione con il dolore. Inoltre il persistere della cronicità produce anche cambiamenti dell’umore e altera le reazioni, le relazioni sociali e familiari. La diretta conseguenza è l’instaurarsi di un quadro depressivo ed ansiogeno ed un esacerbare della disabilità creata dal dolore stesso. La correlazione dolore e aspetto psichico- emozionale deriva dal coinvolgimento dell’amigdala e dalla corteccia frontale. Il triangolo quindi dolore di stabilità e ansia depressiva conducono alla scelta farmacologica di oppioidi. Risulta però determinante, tenendo conto di tanti effetti collaterali di questi prodotti, scegliere un protocollo terapeutico che sia rivolto alla riduzione del dolore, ma che non sottovaluti appunto gli effetti collaterali assolutamente non trascurabili di questi farmaci. Cosa fare? La scelta del trattamento terapeutico va fatta tenendo conto quindi di tutte queste situazioni. La scelta molto spesso cade sull’osteopatia, che è in grado di gestire il dolore e che praticamente riesce a ridurre anche gli aspetti ansiogeni e depressivi correlati al dolore stesso. Con l’osteopatia infatti si ha una riduzione del dolore e come conseguenza la riduzione anche dell’ impaccio funzionale. Gli studi effettuati hanno dimostrato che l’osteopatia riesce a ridurre molto la sintomatologia antalgica anche in pazienti affetti dalla lombalgia cronica in cui ciò che importa è evitare un carico sulle articolazioni. Dagli studi è emerso che l’associazione del trattamento osteopatico con un protocollo personalizzato di esercizi riesce direttamente a ridurre il quadro anche ansioso e depressivo. Il dolore cronico va trattato in modo individuale. Va fatto un approccio complementare che è utile alla risoluzione o alla riduzione della sintomatologia e della patologia ad essa correlata. E’ importante trattare la persona e non la malattia.