E’ l’ora degli sciacalli

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Era fin troppo facile prevedere che si sarebbe scatenato l’inferno, appena si fosse iniziato a discutere di chi e come avrebbe deciso la distribuzione dei 209 miliardi stanziati dall’Ue a favore dell’Italia. E così è stato, con il risvegliarsi di velleità personali malsopite e di appetiti insoddisfatti. La situazione politica è rapidamente precipitata. Oggi verso una verifica. Domani  forse verso un inutile rimpasto. O addirittura una crisi di governo. Opzioni entrambe rischiose perché l’emergenza Covid è tutt’altro che superata. Mentre è forte la necessità di avviare presto ls ricostruzione del tessuto socio-economico del Paese, la palla potrebbe sfuggire di mano ai giocatori. E infilarsi nel tunnel oscuro delle elezioni anticipate. Eccetto la Meloni, destinata ad incrementare il suo bottino di voti, tutti però le temono. Compreso quel Salvini, autore di un’ennesima piroetta,  che sembra ora puntare sui tempi lunghi per caricarsi il peso del governo. Le stesse loro critiche, al di là dei ricorrenti leit-motiv anti-europei, sono apparse finora insufficienti a tradursi in proposte convincenti, benchè il leader leghista ne abbia promesso un pacchetto a breve. I rilievi  di segno opposto rivolti da più parti al premier – di essere, volta a volta, un uomo solo al comando o, viceversa, un re Tentenna – non avevano finora causato veri scossoni! La forza di inerzia della palude parlamentare e il terrore di molti eletti che una possibile crisi potesse provocare elezioni anticipate, avevano fatto naufragare in diverse occasioni  manovre e trabocchetti contro il premier. Fino a far affogare, nei gorghi delle sabbie mobili, perfino le ribollenti volontà pseudo-scissionistiche pentastellate sul Mes. Riassorbite grazie alla riesumazione dello strumento antico ma sempre valido della votazione di un documento di (faticosissimo) compromesso tra le diverse anime pentastellate.

Da tempo, tuttavia, in aree diverse della stessa maggioranza, aleggiavano mugugni e  atteggiamenti di insoddisfazione verso l’esecutivo. Quei settori hanno irresponsabilmente ora trovato comodo far tirare la pietra e nascondere la mano. E perciò assecondare – o non fermare – l’offensiva venuta da Italia Viva. Costretta dal suo leader, per tentare di incrementare il magro bottino elettorale, a continui smarcamenti dall’esecutivo di cui fa parte. Renzi gioca d’azzardo perché convinto dell’assenza di un rischio elezioni. E si è mosso nel suo abituale ruolo di killer politico (ricordate il famoso “Enrico stai sereno”?). E’ facile immaginare cosa significherebbero una prolungata inerzia governativa per una crisi o dei mesi perduti per elezioni politiche! E poi, quale credibilità può avere Renzi nell’ ergersi a paladino delle libertà repubblicane contro ipotetiche velleità dittatoriali di Conte quando proprio lui, da premier,  fece approvare l’abolizione del Senato e l’enorme rafforzamento della figura del primo ministro, poi respinte dal popolo? Insomma, una gran bella faccia tosta!

Il grave dell’attuale situazione è però che stavolta il killer non sembra essere solo. Non è casuale che nessuna voce autorevole del Pd si sia levata, per contrastare il forsennato attacco renziano! E come mai Conte, tempo fa salutato proprio dal Pd come “riferimento dello schieramento progressista” si sarebbe ora trasformato in un bieco accentratore assetato di potere? Pesce-lesso Orlando si è spinto fino a ipotizzare una sorta di rafforzamento collegiale del premier. E lo stesso M5S non ha difeso Conte, nonostante sia stato lo scopritore dell’avvocato di Volturara Appula. Insomma, sembra esserci un gioco perverso a ‘chi utilizza chi’ per ottenere un posto a tavola di maggior potere nella divisione della maxi-torta da 209 miliardi. Perfino il “posapiano” Zingaretti sembra finalmente aver capito i rischi di una crisi al buio. Complicata anche dal veto del Quirinale a cambiamenti consistenti della compagine. E dalle spinte dei partiti nella direzione opposta.  I contrasti all’interno della maggioranza, già fonte di grave incertezza politica (guardata con preoccupazione da Bruxelles), se non risolti possono portare a sbocchi  imprevedibili. E, alla fine della fiera, ne pagherebbe il prezzo solo il popolo italiano!

di Erio Matteo