Tra le tante cose sgradevoli, che la pandemia ci ha obbligato a vedere, ci sono anche i comportamenti discutibili , quando non apertamente vergognosi, di tanti amministratori. A loro parziale attenuante, c’è il quadro spesso confuso delle competenze, drammaticamente emerso nell’ultimo anno. Non sempre si sa bene chi deve fare cosa. Perciò si sovrappongono atti arbitrari. Ricorsi ai tribunali amministrativi. Minacce di chiusure. Però dilagano, da un lato, la mediocrità, la supponenza, le ipocrisie della classe dirigente regionale. Dall’altro, i tanti giochini politici – di partito o personali – dei sindaci delle grandi città, spesso in totale, voluto controcanto, quando non in aperto conflitto con i governatori. Tutti, prontissimi a fare la voce grossa nel richiedere il rispetto di ruoli e competenze. Anzi, a fare fuoco e fiamme quando ritengono che il governo non li abbia consultati o adeguatamente considerati. Però altrettanto lesti come faine a squagliarsela – in una modernissima edizione della “avanzata francese e ritirata spagnola” – quando si tratta di assumersi responsabilità per decisioni impopolari. E a pregare sommessamente l’esecutivo di togliere loro le castagne dal fuoco, assumendo decisioni sgradevoli, che non incontrano il favore popolare. Salvo poi criticare di nuovo il governo più o meno aspramente, nonostante essi – o i loro rappresentanti – abbiano condiviso le decisioni assunte nella conferenza Stato-regioni. Un indecoroso e pericoloso scaricabarile fra livelli istituzionali! Su questo terreno sono scesi volta a volta un po’ tutti, anche se si sono davvero distinti lo sceriffo campano De Luca e il sindaco-masaniello De Magistris, protagonisti di quotidiane performance che costituiscono ormai un inedito genere di tragicomica sceneggiata! Un giorno, il primo minaccia (ma non ordina) la chiusura dei lungomare per mettere in difficoltà il coprotagonista. Il giorno dopo, l’altro – invece di adottare i provvedimenti localmente più opportuni – gli scrive denunciando la grave situazione della città. E in questo tragico teatrino si consumano le residue speranze della Campania di non pagare ulteriori, pesantissimi prezzi! Ma non è il solo duello rusticano! Anche in Lombardia, la contrapposizione Fontana-Sala – più felpata per il comune interesse ad evitare totali, impopolari chiusure – vede il primo sempre pronto ad allinearsi ai mutevoli umori salviniani. E a fare coro addirittura con il presidente facente funzioni della Calabria, il leghista Spirlì. Entrambi pronti a giurare che, con la classificazione in zone, Conte abbia voluto umiliare i lombardi e i calabresi! Ma si può (non) ragionare così? Insomma, si fanno quasi dappertutto guerre politiche di conquista, per potere guadagnare visibilità e potere. Però non c’è dubbio che non basta la confusione istituzionale (creata, va ricordato, dalla infausta riforma voluta dal centro-sinistra) a spiegare i tanti, troppi inconvenienti che si registrano nelle Regioni e nelle aree metropolitane.
Negli anni ‘70, il clima di grande partecipazione popolare aveva favorito la creazione di organismi destinati a rafforzare decisioni condivise a livello locale (comunità montane, consigli scolastici, ecc.). Si pensava che le regioni sarebbero state degli organismii destinati ad avvicinare il potere ai cittadini. La presenza di autorevoli poltitici di profonda ispirazione regionalista (Bassetti in Lombardia, Fanti e Zangheri in Emilia-Romagna, Lagorio in Toscana, ecc.) favorì il diffondersi di quella che, a distanza di cinquanta anni, si è dimostrata una pia illusione. Invece che enti di programmazione destinati a concedere deleghe agli enti locali, le regioni sono diventate enti di amministrazione e di minuta gestione del potere- Quasi sempre fonti di sprechi e di inefficienze. Talvolta di vera e propria corruzione. Senza contare che, con l’indebolimento dei partiti, ormai i cosiddetti governatori appaiono detentori di un potere incontrollato e quasi assoluto.
Sarebbe perciò ora che Presidenti regionali e Sindaci metropolitani si assumessero le rispettive responsabilità, dando prova di quella coesione nazionale che è il vero collante del Paese nella attuale situazione!
di Erio Matteo