Per la pace contro i conflitti

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E’ come se vivessimo sospesi tra un passato a volte nostalgico, un presente che ci consegna non poche angosce e un futuro colmo di interrogativi. Così anche la Pasqua diventa occasione di riflessione, di meditazione, di desiderio di serenità. Attraversata la pandemia del Covid, che comunque è dura a finire, c’è chi si immerge nei semplici valori di un antico mondo fatto di simboli e di partecipazione collettiva. Di questo segno sono le manifestazioni che hanno accompagnato la settimana santa che ha visto un esplodere come non si vedeva da tempo di riti sacri. In essi si nascondono il sacrificio del Signore, la rinascita della speranza, l’invocazione per un mondo migliore. Certo, anche creatività e forse un pizzico di goliardia che, comunque, incarna la voglia di partecipare. Poi ci si ferma un attimo e la realtà consegna fatti orribili che nella loro gravità non trovano una risposta nel senso di umanità che dovrebbe prevalere. La guerra è il peggiore di tutto. In Ucraina, e nei tanti paesi lacerati da conflitti nel resto del mondo. Per ora vincono i muri contro il dialogo, il desiderio di potere a volte spietato, la violenza dettata dal commercio delle armi di cui si potrebbe fare a meno se a prevalere fosse il bene comune. I confini di un tempo non esistono più. Il mondo globale è una realtà. Non dovrebbe contare il colore della pelle, il credere in una religione rispetto ad un’altra, la separazione degli affetti con lo strappo delle radici. Invece tutto questo è ancora molto presente. Drammaticamente presente. E si fa tragedia nella situazione dei migranti. La loro fuga dalla povertà, dai conflitti armati porta ad una nuova emergenza che non trova adeguate risposte. La sola viene dal mare che li scaccia, quel mare diventato un enorme cimitero di uomini, donne e bambini e di relitti di fragili imbarcazioni. Di fronte a questo c’è l’impotenza degli uomini del benessere. Della discussione inconcludente, della rissa continua sul chi deve intervenire. L’Italia è una lingua di terra che dovrebbe ricevere maggiore solidarietà per poter essere davvero accogliente. Stravince, invece, l’egoismo di Stati vicini, ma lontani con il loro razzismo. Di dramma in dramma. Quello della povertà scandisce i giorni del presente. Pochi detengono la ricchezza del mondo, molti altri (la maggioranza) non sempre riescono a sbarcare il lunario. Le lunghe file di emarginati segnano i giorni delle feste comandate. Così a Natale, così in queste ore di Pasqua che per alcuni significa ricongiungimento di affetti, per altri, tanti altri, si rivela un grande deposito di solitudine. In mezzo a tutto questo c’è il grande segno della solidarietà di chi interpreta i bisogni, se ne fa portavoce, e agisce di conseguenza. Tra i drammi forte è quello dei giovani senza lavoro. Quei tanti ragazzi che affollano gli autobus in percorrenza per le zone interne spopolandole e minando la loro stessa sopravvivenza. Se ne parla, ma è un dialogo tra sordi. Su questi terreno, ma non solo, la politica registra il proprio fallimento. Essa non è certo il luogo in cui i valori trovano spazio per esternare i sentimenti del bene contro il male. Purtroppo con il trascorrere del tempo il suo ruolo, in particolare nel Mezzogiorno, è cambiato: i partiti sono diventati riferimento di interessi individuali, di case chiuse senza il popolo. E senza il cittadini la democrazia è a rischio. Ora più che mai, con la voglia matta di un negazionismo incolto che scivola verso un passato che non deve tornare. Lo pensino o meno i vari La Russa, Valditara e i neonazisti di ultima generazione che sporcano in ogni occasione il valore della libertà. Ma questa vita ci consegna anche tante speranze. Intanto di recuperare quelle stagioni di grandi idealità nelle quali si è stati in grado di superare enormi difficoltà. Poi di trasformare il pessimismo in ottimismo con la grande volontà di chi spera in un futuro in cui la Pace trionfi, il dialogo diventi lo strumento per debellare i conflitti, l’intelligenza umana ridisegni percorsi percorribili senza angosce. Ed è questo il messaggio che ci sentiamo di trasmettere agli uomini e donne di buona volontà. Santa Pasqua.

Gianni Festa