Per una rete d’impegno politico

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La questione della politica e della città di Avellino occupano, a pieni spazi, la cronaca provinciale e il dibattito che viene da più parti animato. Tutti invocano inversioni di rotta nella conduzione amministrativa della città, rinnovamento politico e metodi nuovi per la scelta di candidati. Il dato più sconfortante che suscita non poca indignazione è quello che a rilasciare interviste sono i soliti volti, vecchi e nuovi, ex amministratori ed attuali referenti di mozioni congressuali, sempre in affannosa ricerca di un potente di turno al cui carro conviene aggrapparsi. L’indignazione nasce da una domanda, attualmente senza una risposta credibile e dignitosa: è tanto difficile promuovere una mobilitazione civile, culturale e politica, di persone che non hanno mai partecipato a competizioni elettorali, portatrici di pensiero politico, di proposte concrete, di un programma per la città di avellino, costituito dalle "cose" essenziali da realizzare che non sia né un "libro dei sogni", né un misero strumento di propaganda elettorale per carpire il consenso degli elettori ingenui e sprovveduti, ammesso che ce ne siano ancora? Il significativo tessuto culturale, professionale, sociale e umano della comunità avellinese che fine ha fatto? È davvero scomparso o preferisce ancora rimanere comodamente a guardare chiuso nella "turris eburnea" della propria autoreferenzialità e dall’anacronistico convincimento che bisogna conservare le mani pulite, magari prudenzialmente in tasca? È ancora possibile immaginare che il prezioso monito di Don Milani non trova approdo sipituale, culturale e politico in una città costituita comunque da una comunità di persone con una sua anima, con una sua storia gloriosa e una dignità democratica da troppo tempo opacizzata? A queste domande fondamentali bisognerà rispondere se si vuole veramente uscire dalla "palude" attuale dove ognuno egoisticamente e senza fiducia di ricevere un aiuto credibile, tenta di non rimanere affogato. Le questioni dei lavori pubblici non completati, del degrado delle periferie, dell’Isochimica, del teatro "Gesualdo" in via di liquidazione e di tante altre criticità diventate croniche, sono certamente importanti, ma fondamentale rimane per la città di Avellino recuperare i connotati preziosi del suo storico grande umanesimo sociale: valori etico-culturali, laboriosità e spirito di sacrificio, onestà e senso della dignità personale e comunitaria, amore per l’ambiente, promozione di iniziative culturali che delineano costantemente la disponibilità a costruire il bene comune. C’è l’urgenza di recuperare responsabilmente la memoria storica di una comunità sfiduciata e offrire, con chiarezza e paziente disponibilità a farsi capire, un percorso programmatico-amministrativo capace di coinvolgere i giovani disorientati, i disoccupati disperati, le donne disponibili ad inserirsi a pieno titolo nella dinamica sociale e comunitaria, gli anziani portatori di esperienze e generosi nel fare la loro parte nelle famiglie, davanti alle scuole, in ogni ambito relazionale dove si rivelano non solo come veri ammortizzatori sociali, ma si configurano come umile e preziosa cattedra di esemplari esperienze lavorative e professionali, capaci di accendere nell’animo dei nostri giovani la luce della speranza e della fiducia. È auspicabile, frattanto, che – tutti coloro che desiderano ricostruire la comunità di Avellino come luogo delle relazioni umane, culturali e spirituali, come spazio in cui la gente possa piacevolmente riconoscersi per riannodare i fili di un tessuto comunitario sfilacciato – scendano in campo come cittadini capaci e responsabili. L’obiettivo di fondo di questa auspicata mobilitazione civile sia quello di costituire reti di impegno politico, senza padroni o interessi precostituiti, per proporre agli avellinesi un percorso programmatico di un autentico rinascimento civile, economico e sociale.
edito dal Quotidiano del Sud