S’ode a destra uno squillo di tromba 

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Diventa sempre più oscuro l’orizzonte sotto i cieli d’Europa. Il 18 dicembre si è insediato in Austria il nuovo governo nero-blù, presieduto da un leader tanto giovane quanto ambizioso, Sebastian Kurz che non ha esitato a stringere alleanza con il partito di estrema destra, il Fpoe di Heinz-Christian Strache, consegnando ai criptonazisti i ministeri chiave dello Stato: interni, esteri e difesa. Adesso che il neo governo ha dichiarato l’intenzione di attribuire la cittadinanza austriaca agli abitanti dell’Alto Adige di lingua tedesca, in Italia ci siamo molto preoccupati per le conseguenze sportive.

Una domanda sorge spontanea: alle prossime olimpiadi, le medaglie che conquisteranno gli sciatori altoatesini, saranno attribuite all’Italia o all’Austria?In realtà l’insediamento di un partito criptonazista al governo è un evento foriero di ben altri turbamenti che lo sport. Alimentando e strumentalizzando tensioni nazionalistiche, ora contro gli stranieri, colpevoli d’invasione, ora contro gli italiani, colpevoli di aver allargato troppo i confini del Trentino, il vento nero che viene dall’Austria è destinato a fomentare conflitti e – nella migliore delle ipotesi – a determinare uno scadimento della vita civile. Ma ancora più grave è la situazione che si sta determinando in Polonia dove il governo guidato dal partito di estrema destra ed euroscettico Diritto e Giustizia (PiS), sta smantellando i caposaldi dello stato di diritto introducendo una serie di riforme del sistema giudiziario che eliminano l’indipendenza della magistratura.

Recentemente è passata una legge che permette al governo di far “andare in pensione” tutti e 83 i giudici della Corte Suprema del paese, a prescindere dalla loro età, e di sceglierne i sostituti. Il 13 dicembre si è riunita a Cracovia una delegazione dell’Associazione Europea dei Magistrati per la Democrazia e le libertà ed ha lanciato un grido d’allarme. L’Associazione ha denunciato il processo di progressivo smantellamento delle garanzie di indipendenza del sistema giudiziario: l’intervento sulla composizione e sulle modalità di decisione del Tribunale Costituzionale; l’attribuzione al Ministro della Giustizia ( anche Procuratore Generale dello Stato) di ampie prerogative in tema di nomina e di destituzione dei giudici, che ha portato sino ad oggi alla revoca di 33 Presidenti con decisioni non motivate; la modifica dell’età pensionabile, che realizza fra l’altro una discriminazione di genere introducendo un diverso limite di permanenza in servizio per i giudici (60 anni per le donne e 65 per gli uomini) e lascia al Ministro un potere discrezionale di proroga della permanenza in servizio al raggiungimento dei limiti di età; la nuova legge sul Consiglio Nazionale della Magistratura (KRS), che – in contrasto con la Costituzione – prevede la sostituzione degli attuali componenti e l’introduzione di una maggioranza di membri di nomina parlamentare; la riforma sulla Suprema Corte che introduce, tra l’altro, una nuova e straordinaria sezione disciplinare, con giudici scelti dal nuovo Consiglio Nazionale e un’impugnazione straordinaria che permette la revisione di tutte le sentenze, anche se passate in giudicato, pronunciate negli ultimi 20 anni. Orbene l’indipendenza della magistratura non è un privilegio dei giudici, ma una garanzia che serve a tutelare i diritti dei cittadini dai possibili abusi dei poteri pubblici e privati. Quando un potere politico prova a sbarazzarsi del controllo di legalità, neutralizzando le garanzie giurisdizionali, si creano le condizioni per instaurare un potere dittatoriale, cioè un potere che si esercita al di sopra ed al di fuori di ogni regola. Il Governo del partito nero di Jarosaw Kaczyski sta portando rapidamente la Polonia fuori dall’area della democrazia, in perfetta simmetria con il governo Ungherese guidato da Victor Orban. Di fronte a questa situazione desolante, tornano d’attualità le parole di Bertold Brtecht E voi, imparate che occorre vedere/ e non guardare in aria; occorre agire/ e non parlare/ Questo mostro stava una volta per governare il mondo/ I popoli lo spensero, ma ora non/ cantiam vittoria troppo presto/ il grembo da cui nacque è ancora fecondo.

di Domenico Gallo edito dal Quotidiano del Sud