Sognando il Mezzogiorno

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Questo Sud è in agonia. E’ prigioniero della malapolitica. E’ travolto dai poteri criminali. Tradito, offeso, umiliato non riesce più a reagire. Lo stato sociale è inesistente. Servizi, sanità, sono solo bocconi di un potere arrogante, clientelare e trasformistico. Così il Mezzogiorno cambia il suo volto. Presenta il conto con fenomeni imprevedibili come quello della criminalità minorile che non ha regole. La “stesa” fa parte di questo mondo. Ragazzi che dovrebbero rappresentare la speranza diventano assassini di sogni. Quali le ragioni di questo decadimento? Non poche. Anzitutto l’assenza di un potere centrale decisionale capace di agire sul territorio con una politica mirata. La deindustrializzazione di alcune realtà territoriali, senza creare alternative ha determinato un pauroso vuoto di pensiero. Ed è proprio in questo spazio che si è inserita la fertile azione della componente malavitosa. Non solo. Le responsabilità sono dei meridionali che tendono a svendere la propria dignità, accontentandosi di essere servili con padroni e padrini. Il legame politica-affari diventa sempre più stretto e garantisce l’occupazione del potere. I meridionalisti latitano, forse stanchi delle loro prediche oggi si inginocchiano davanti all’altare dei potenti di turno. I politici meridionali? Giacobini in Parlamento (non sempre), forcaioli nei loro territori. E la rivoluzione meridionale, sempre evocata, dove è stata rinchiusa? In una stanca lamentela, improduttiva e cloroformizzante. Sarà sempre così? L’ottimismo induce ad un pensiero positivo. Forse un giorno, guardando al Mediterraneo e utilizzando in maniera diversa le risorse europee, qualcosa potrebbe cambiare. Ma con quale classe dirigente? Il nodo è tutto qui e da qui bisogna ripartire.

edito dal Quotidiano del Sud

di Gianni Festa