Quando gli amici lettori del nostro quotidiano avranno avuto la bontà di leggere questo mio consueto contributo settimanale, uno dei due rami del parlamento ha già espresso il suo voto per il governo Conte- ter, più esatta – mente per il manifesto politico e programmatico, a mio parere significativo, di Conte. Gli analisti politici della scorsa settimana hanno focalizzato la loro attenzione sulla scellerata scelta di Renzi e sul protagonismo politico dei “costruttori” che, a fronte della delicatissima situazione politica del Paese, hanno recuperato un sussulto di “responsabilità” per abbandonare la loro posizione di insignificanza politica, superando la deleteria sindrome della frammentazione, per darsi una dignità di pensiero e una chiara azione politica. E’ questa la chiave di lettura che amo dare a questi avvenimenti nel complesso e drammatico momento storico, locale e globale, che stiamo vivendo, sintonizzandomi, nel contempo, con la vastissima ondata di sdegno civile sorta all’in – terno della opinione pubblica italiana e con la diffusa perplessità della stampa europea e mondiale nei confronti delle assurdità politi – che italiane. Su questi due aspetti, ampiamente analizzati, non ritengo di aggiungere ulteriori momenti di riflessione. L’aspetto che stimo significativamente connesso al momento politico attuale -più esattamente a quello di queste ore- è l’urgenza di una chiara e credibile mediazione culturale e politica tra i principi basilari della vita democratica e la prassi del vivere civile e quotidiano all’interno dell’orizzonte politico chiaramente delineato da Conte. Il nostro, ricordiamolo sempre, è tempo in bilico tra passato e futuro nel quale si gioca una partita decisiva in cui ne va della dignità della persona, della quale, credenti e non credenti, tutti sono chiamati ad assumere, con particolare forza, la responsabilità del convivere civile e del bene comune. Ed è su questa lunghezza d’onda che avverto il senso profondo di un secondo aspetto da non sottovalutare : l’esigenza di individuare subito e da concretizzare senza indugi l’insieme dei principi di orientamento da porre a base della transizione verso un domani tutto da ripensare e da costruire insieme, dopo lo sconvolgimento locale e globale causato dalla pandemia che galoppa ancora paurosamente. Nel quadro di questo nuovo orizzonte politico, sociale, economico e –non dimentichiamolo mai- ecologico, le categorie afferenti ai grandi filoni del pensiero politico occidentale- richiamati esplicitamente da Conte-le vecchie strutture partitiche che sorreggono tuttora gli ordinamenti democratici e lo stantio confronto dialettico e programmatico, hanno bisogno di una nuova grammatica per bruciare i lenti tempi di marcia e gli attuali e diffusi egoismi . Se questo è il quadro complessivo del momento attuale sono indecenti, stupidi ed odiosi i tatticismi pseudopolitici di personaggi la cui storia politica è da tutti conosciuta e condannata, come non sono più ipotizzabili i comodi rifugi negli angusti perimetri dell’indifferenza o dall’episodica attesa di qualche vantaggio personale : il popolo italiano ,durante tutta sua storia civile e politica ha dato sempre prova- anche se talvolta con ritardo- della sua matura responsabilità verso i principi ispiratori che la nostra Carta costituzionale ha sancito, in un momento non meno grave di quello attuale. Allora i nostri padri costituenti, senza abdicare alla loro caratura ideologica, fecero prevalere le esigenze comuni del popolo italiano, recependo con grande responsabilità i principi ispiratori, sul piano politico, economico e sociale, del Codice di Camaldoli del 1943. Credo, infine, che il monito autorevolissimo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e quello accorato ed universale di Papa Francesco non possono essere ignorati da nessuno, indipendentemente dal proprio credo religioso e politico perché sono moniti sorretti da principi universali che hanno come destinatari tutti gli esseri umani del villaggio globale.
di Gerardo Salvatore