Un Sud ostaggio di vecchie logiche

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Il dibattito politico ruota ormai tutto attorno agli scenari in vista delle prossime regionali, in una campagna elettorale permanente, mentre per l’ennesima volta, in un’arrestabile discesa verso il barstro, la Campania viene declassata su tutti i fronti.

Con una Campania che ha smesso da tempo di essere “felix”, oggi simbolo di un Sud decaduto e abbandonato a se stesso, il triste bollettino da guerra di report e statistiche fotografa ogni volta una realtà sempre più drammatica. Una regione che é messa peggio di altre aree particolarmente depresse d’Europa e  che continua a perdere contatto con il resto del Paese. Il reddito individuale delle famiglie è il più basso d’Italia, i giovani sono sfiduciati e preferisco fuggire dalla loro terra..

La Campania è a tutti gli effetti il fanalino di coda d’Europa per il livello di povertà, registrando il più alto numero di cittadini a rischio, con un netto peggioramento rispetto agli anni precedenti. Ancora una volta i dati Eurostat parlano chiaro, mentre l’utilizzo dei fondi strutturali continua a far discutere, a rappresentare la pietra dello scandalo in una regione che fa registrare il più alto tasso di disoccupazione giovanile, livelli di corruzione che riguardano ampi settori della sfera e della vita pubbliche, un sistema dei trasporti caratterizzato da intollerabili sprechi e pesanti inefficienze.

La Campania è sempre più territorio di emarginazione sociale ed economica con un groviglio di problemi che nessuno più tenta di sbrogliare. E’ questa la  drammatica realtà. L’opportunità offerta dalla precedente programmazione dei fondi comunitari, con la gestione 2007/2013, è andata sprecata, avendone decretato il fallimento anche con la parziale restituzione dei fondi inutilizzati. Mentre incombono nuovamente i riti della propaganda, a campagna elettorale avviata da tempo, con lotte intestine e schermaglie negli schieramenti e nei partiti di tutti i colori politici. Con la programmazione 2014/2020 forse sono a disposizione gli ultimi fondi europei, che rappresenteranno anche l’unica fonte di finanziamento degli investimenti pubblici per le regioni meridionali. L’ultima chiamata per il Sud.

Per il momento l’attenzione della classe politica, dei partiti e delle forze politiche, sembra essere più concentrata sulla partecipazione a manifestazioni autocelebrative piuttosto che a svolgere una seria autocritica rispetto alla precedente gestione dei fondi strutturali. Il rischio concreto è di andare incontro ad un nuovo fallimento nella programmazione e nella gestione delle risorse. E del resto, esempi di pessimo utilizzo dei fondi se ne trovano in abbondanza. La parola autocritica non è contemplata nel vocabolario di chi ha svolto un ruolo di guida politica in un Sud, in Campania, in Irpinia, dove, è bene ricordarlo, sono stati finanziati i “festival dell’effimero”, dove ogni occasione si è rivelata buona per inventarsi trite e ritrite iniziative pseudo-culturali. Il Sud è ostaggio di logiche perverse e per cambiare deve provare ad affrancarsi da queste tare che pesano come una zavorra.

Ha un senso mantenere ancora in piedi istituzioni come la Regione Campania? Ha un senso, per questa classe politica, nella sua interezza, riproporsi? Ha un senso andare a votare? Si attendono risposte, non le solite risposte, senza infingimenti, senza tradimenti.

di  Emilio  De Lorenzo